"Questi luoghi vanno chiusi, non c'è nulla"
Chi era Ousmane Sylla, il 22enne suicida nel Cpr di Ponte Galeria: l’ultimo messaggio, ‘qui non mi capiscono, seppellitemi in Africa’
Si chiamava Ousmane Sylla il 22enne della Guinea che si è tolto la vita, impiccandosi, nel Centro di permanenza per il rimpatrio di Ponte Galeria a Roma. Un suicidio che ha scatenato le proteste degli altri ‘ospiti’ del centro. Sylla è stato trovato impiccato con un lenzuolo a una grata all’alba di domenica 4 febbraio. Prima di togliersi la vita ha lasciato un messaggio scritto sul muro della sua stanza. Un messaggio con nome, cognome, villaggio di provenienza e l’ultimo desiderio: “Per favore, riportate il mio corpo in Africa, mi manca tantissimo il mio Paese, mi manca tantissimo mia madre. Le forze dell’ordine non capiscono nulla, nemmeno la mia lingua. Non ne posso più, voglio solo che la mia anima riposi in pace”.
Suicidio Cpr, la rivolta contro polizia e dipendenti
Una verità la sua che non piace al governo, che non piace a una nazione che fa la morale all’Ungheria di Orban per le condizioni disumane con cui tratta i detenuti (Ilaria Salis) salvo però fare anche peggio. Dopo la morte del 22enne, è scattata una rivolta contro la polizia, intervenuta nel Cpr per acquisire le immagini delle telecamere interne e per ricostruire quanto accaduto. Alcuni ospiti della struttura hanno sfondato due grate di ferro all’ingresso della parte anteriore del centro; nella parte posteriore, invece, hanno cercato di sfondare una porta di ferro. Poi, disperati, hanno tentato di incendiare una macchina coi colori di istituto che si trovava fuori e lanciato pietre contro i dipendenti con la polizia che ha sparato lacrimogeni per disperdere i manifestanti. Il bilancio, tra le forze dell’ordine è di due carabinieri e un militari dell’Esercito rimasti feriti.
La morte di Ousmane riaccende, se ancora ve ne fosse il bisogno, i riflettori sulle condizioni disumane di strutture come i Cpr. Durissima la denuncia di Stefano Anastasia, garante regionale del Lazio, e dei parlamentari Cecilia D’Elia e Riccardo Magi che questa mattina si sono recati a Ponte Galeria dopo la tragedia.
Suicido Cpr, Magi: “Ousmane affranto e disperato, voleva tornare in Africa”
Magi racconta: “Era arrivato qualche giorno fa dal Cpr di Trapani, dove era stato dalla metà di ottobre. Venerdì era stato visto disperato da alcuni operatori. Piangeva, riferiva che voleva tornare nel suo Paese perché aveva lì due fratelli piccoli di cui occuparsi, altrimenti avrebbero sofferto la fame. Era affranto, disperato. Ha lasciato sul muro un ritratto di sé stesso, con sotto un testo in cui ha scritto che non resisteva più e sperava che la sua anima avrebbe risposato in pace. Da altri detenuti del settore 5 del Cpr è stato visto pregare intorno alle 3 e poi, poco prima della 5, è stato visto impiccato alla cancellata esterna del reparto” aggiunge il deputato e segretario di +Europa.
“I suoi compagni hanno tagliato la corda e provato a soccorrerlo chiamando gli operatori del centro – afferma -. Il ragazzo è stato portato in infermeria dove hanno effettuato le manovre di rianimazione in attesa dell’ambulanza. Quando il medico è però arrivato non ha potuto far altro che constatare il decesso”. Poi l’invito al Governo: “Questi luoghi sono un buco nero del diritto, un inferno da ogni punto di vista. Invito la presidente Meloni e il ministro Piantedosi a venire qui, a vedere quello che ho visto io parlando con gli altri detenuti questa mattina. Questi luoghi vanno chiusi”.
Ousmane nel Cpr da pochi giorni: Era triste e non aveva assistenza
Il 22enne era arrivato a Ponte Galeria pochi giorni fa dopo l’incendio del cpr di Trapani Milio dello scorso 22 gennaio. “Ousmane era triste, voleva tornare in Africa. Sentiva la nostalgia e piangeva spesso”, raccontano gli operatori all’interno della struttura. Il giovane avrebbe dovuto ricevere terapie per contrastare l’epilessia, ma dal suo arrivo a Ponte Galeria non avrebbe mai richiesto i farmaci a lui riservati probabilmente perché, come scritto sul muro prima di togliersi la vita, “nessuno mi capisce”.
“Non c’è però bisogno di aspettare le indagini per poter dire che luoghi come Ponte Galeria sono totalmente disumani. Non c’era bisogno di aspettare la morte di un giovane ragazzo per dire che questi posti vanno chiusi”. Lo scrive in un post la garante dei detenuti di Roma, Valentina Calderone.
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