Cosa ha portato Sara El Jaafari, 28 anni e Hanan Nekhla, 31 anni ad addentrarsi nel buio pesto della notte in quel campo di mais di San Giuliano Milanese? È questa la domanda a cui cercano risposta familiari e amici delle due ragazze uccise travolte dal mezzo agricolo il 1 luglio. Da quanto è emerso dalle indagini le due ragazze erano in compagnia di due o tre uomini, probabilmente connazionali marocchini.

Sara sarebbe morta in conseguenza dei colpi subìti dal mezzo, mentre Hanan potrebbe essere stata avvelenata dalle sostanze sparse sul mais. Ma perché le due donne avevano deciso di trascorrere quella notte tra topi e zanzare accampate in quel boschetto?

A organizzare quella serata sarebbe stato uno degli uomini che erano con loro. Secondo le fonti citate dal Corriere della Sera, un amico di Sara aveva insistito nel vedersi, e la ragazza avrebbe a sua volta voluto che Hanan la seguisse. Così le due, non si sa se sotto costrizione o liberamente, avevano camminato in quel buio per chilometri per poi accamparsi lì con birre e coperte tra i fusti del mais.

Il giorno seguente il drammatico passaggio del mezzo agricolo che ne ha causato la morte. L’uomo alla guida ha giurato di non aver visto le due ragazze e nemmeno gli uomini fuggire. Questi ultimi forse si sono dati alla macchia per paura di essere anche loro travolti o investiti dalle sostanze. Oppure potrebbero essere corsi via per coprire macchie a livello di documenti e di fedina penale. Certo è che i due o tre uomini le hanno lasciate lì ad agonizzare.

Sara e Hanan erano molto amiche anche se diametralmente opposte. Da quanto riportato dal Corriere della Sera, Sara non aveva una fissa dimora: si appoggiava a connazionali per dormire e a loro chiedeva aiuto e soldi in cambio magari di qualche favore come badare ai figli di chi la ospitava. Non lavorava e non aveva mai manifestato intenzione di cercarsi un’occupazione. Hanan invece voleva lavorare, quanto più possibile, per mandare i soldi a casa. Da quanto raccontato dai familiari al Corriere nei giorni scorsi, la ragazza progettava anche di andare a vivere con il suo compagno.

Sara aveva la fedina penale macchiata da una rapina e non compaiono precedenti relativi alla droga. Ma sulla scena del crimine i carabinieri hanno rinvenuto della carta stagnola che potrebbe essere stata usata per consumo di stupefacenti. Forse Sara era in qualche modo connessa con quel mondo degli stupefacenti: aveva frequentato a lungo il Sert e il figlio, di pochi anni, le era stato tolto e trasferito in comunità, forse a causa del suo modo di vivere troppo alla giornata. Di Hanan invece la famiglia sottolinea la totale estraneità a quel mondo. Probabilmente non conosceva nemmeno quegli uomini con cui si è incamminata nel bosco.

Durante quella telefonata al 112 il venerdì mattina la voce che chiedeva soccorsi non era stata in grado di fornire nessuna precisa geografia. Si era limitata, forse perché già conosciuto in passato, a menzionare come località “Rogoredo”, il notorio quartiere già dell’ex “bosco della droga”.

L’esame della Rilievi dei carabinieri ha permesso di appurare che il posto era già battuto e, a questo punto, conosciuto dagli uomini, i quali altrimenti non si sarebbero diretti esattamente lì, stante tutt’intorno la possibilità di fermarsi ovunque e sempre in condizioni appartate.

Avatar photo

Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.