Chiara è morta, nessuno dei residenti dei quattro piani del civico 4 di via Santa Teresella agli Spagnoli, a 48 ore dall’incidente mortale, si è fatto avanti per spiegare come sono andate le cose o per dire che quell’oggetto, una statuetta raffigurante un elefante (usata come porta-profumi), era il suo. Non ce l’ha fatta la turista originaria di Padova, ma che lavorava da anni a Parigi nel settore della moda. Chiara Jaconis, 30 anni, è morta nella mattinata di martedì 17 settembre all’ospedale del Mare di Napoli dopo due giorni di agonia. Domenica 15 settembre, nel primo pomeriggio, stava trascinando il trolley nei Quartieri Spagnoli dove si trovava insieme al fidanzato quando è stata colpita dalla statuetta precipitata, in verticale, dal palazzo. Era il suo ultimo giorno di vacanza ed era diretta all’aeroporto di Capodichino dove un volo l’avrebbe riportata a casa.

Chiara Jaconis, la statuetta in testa e la corsa in ospedale

Soccorsa dallo stesso compagno e da due turisti americani, medici di professione, la giovane è stata portata prima al vicino ospedale dei Pellegrini poi trasferita all’ospedale del Mare dove è stata sottoposta ad un intervento neurochirurgico per “decalottamento” dopo l’emorragia subaracnoidea con edema cerebrale. Le sue condizioni sono apparse sin da subito disperate e nonostante i tentativi di dei sanitari, il cuore della 30enne ha smesso di battere a quasi 48 ore dal drammatico episodio.

Chiara Jaconis, il video del B&B e il palazzo coinvolto

Adesso toccherà alla polizia far luce sulla morte di Chiara Jaconis. Le indagini sono affidate agli agenti del Commissariato San Ferdinando e coordinate dalla procura di Napoli diretta da Nicola Gratteri. I poliziotti hanno già ispezionato il palazzo da dove, presumibilmente, è caduta la statuetta. C’è un video di un B&B vicino che immortala la drammatica scena. Nel filmato, consegnato dal proprietario della struttura agli investigatori, si vede la giovane camminare in strada insieme al compagno e, dopo essere colpita alla testa da un oggetto che cade in verticale, accasciarsi a terra in una pozza di sangue.

Chiara Jaconis, il silenzio dei residenti

La dinamica dell’incidente è in via di ricostruzione. Sono ancora diversi gli interrogativi. Stando a quanto appurato dagli agenti, che lunedì hanno effettuato un sopralluogo nella zona, ispezionando case, scale e terrazzo del palazzo al civico 4 di via Santa Teresella agli Spagnoli, la statuetta sarebbe caduta proprio da quell’edificio di quattro piani e non è stata lanciata dai palazzi circostanti. Dopo i primi sopralluoghi nessuno si è fatto avanti. Nessun residente della palazzina ha fornito elementi utili alle indagini. Nessuno si è esposto. Nessuno ha fatto sapere che quella statuetta d’elefante era sua. Silenzio e, non è da escludere, modifiche effettuate all’esterno dei balconi dove non compaiono fioriere o balconiere in cui appoggiare l’oggetto killer. Altra ipotesi è che la stessa statuetta sia scivolata giù mentre era maneggiata con disattenzione.  Una morte assurda, inspiegabile, sulla quale in queste ore si sta provando a far luce, nonostante l’omertà dilagante.

L’inchiesta per omicidio colposo

Dopo il decesso della 30enne, la procura partenopea ha cambiato l’ipotesi di reato che passa da lesioni colpose a omicidio colposo. La polizia avrebbe individuato l’abitazione dalla quale è caduta la statuetta. Al momento l’inchiesta è a carico di ignoti ma nelle prossime ore dovrebbero arrivare novità rilevanti.

Morte Chiara, Prefetto: “Si poteva evitare”

Per il prefetto di Napoli Michele Di Bari la tragedia della giovane Chiara poteva essere evitata con maggiori controlli. “E’ un evento tragico e sconvolgente, per il quale non ci sono sufficienti parole o espressioni per manifestare la piena vicinanza e solidarietà ai genitori. Questa tragedia- sottolinea -poteva essere evitata e va evitata attraverso un’attività di controllo di tutto il patrimonio urbanistico”.

Di Bari aggiunge: “Spesso ci lamentiamo del patrimonio pubblico ma quello privato credo che abbia bisogno di un’attenzione particolare. Non è il primo caso del genere in Italia, ma il fatto che sia accaduto nuovamente e che abbia avuto quell’esito così tragico fa pensare che c’e’ bisogno davvero di rimboccarsi le maniche per intervenire su questo problema”.

 

 

 

Avatar photo

Giornalista professionista, nato a Napoli il 28 luglio 1987, ho iniziato a scrivere di sport prima di passare, dal 2015, a occuparmi principalmente di cronaca. Laureato in Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa, ho frequentato la scuola di giornalismo e, nel frattempo, collaborato con diverse testate. Dopo le esperienze a Sky Sport e Mediaset, sono passato a Retenews24 e poi a VocediNapoli.it. Dall'ottobre del 2019 collaboro con la redazione del Riformista.