Perché lui era altro
Ciao Sor Carletto, quella corsa è stata l’ultima immagine romantica del calcio che abbiamo amato
Carletto Mazzone era patrimonio di quel calcio che abbiamo amato e che non riesce più ad appassionarci. Per questo oggi in tanti lo stiamo piangendo, sui social in poco tempo stiamo vedendo una marea di affetto, una volta tanto non divisivo, e in tutti i gruppi whatsapp che abbiamo qualcuno ci manda la notizia che l’allenatore con più presenze in serie A se n’è andato. Perché lui era altro.
Da chi accetta contratti miliardari e va a giocare in campionati finti e da chi, perfino la panchina più importante la baratta sull’altare di un ingaggio faraonico.
Mazzone no. Eppure di panchine ne aveva girate tante lasciando in ogni città il buon sapore delle cose oneste e genuine.
Carletto Mazzone trasteverino, che è un po’ come essere romano al cubo, è stato uno scopritore di talenti (Antognoni, ma anche Totti esplose definitivamente con lui) e rigeneratore di uomini emarginati da un calcio che già stava cambiando (Roberto Baggio), non è stato soltanto quello del “se ve famo il terzo vengo sotto la curva” (per poi andarci correndo quando il genio la palla in rete la mise dentro davvero); ma quella corsa è stata l’ultima immagine romantica del calcio che abbiamo amato, quello che da ragazzini ci teneva incollati alle radioline e che ci faceva aspettare Paolo Valenti alle 18,10, Domenica sprint alle 20 e ci teneva svegli almeno fino alla moviola di Carlo Sassi. Perché poi ci mandavano a letto.
Bearzot, la partita a scopone sull’aereo al ritorno da Madrid, Paolino Rossi, Novantesimo minuto, Martellini che per tre volte con la voce commossa dice “Campioni del mondo” in una notte di luglio, Ciotti, Vianello, Maradona, lo scudetto dell’Hellas e della Sampdoria. Le battute di Boskov e le sfuriate del Sor Carletto. Un tempo che non c’è più, che sa di nostalgia è vero. Ma la nostalgia si ha per le cose belle.
Aveva ancora senso guardare le partite e appassionarsi anche davanti alla TV. Perché c’erano persone come Mazzone morto nel giorno che comincia il campionato e non poteva essere altrimenti.
Ciao Sor Magara, ti piangeranno tutti gli sportivi e tutte le curve, al di là dei colori.
Davvero. Ed ogni curva oggi vorrebbe vederti correre sotto per l’ultima volta.
Non capita a tutti. Ai grandi come te sì.
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