Davanti alle telecamere ci sono un esponente della Lega e uno del Partito democratico. Ora, se si analizza la composizione dell’attuale maggioranza parlamentare, a scagliarsi contro il governo dovrebbe essere il primo, visto che il partito di Salvini è all’opposizione. Invece no. A puntare il dito contro l’esecutivo è un democrat, alfiere di una delle forze politiche che tengono in piedi il premier Giuseppe Conte. L’ennesimo cortocircuito della politica? Probabilmente sì, ma anche uno dei paradossi ai quali Vincenzo De Luca ci ha abituato. Già, perché l’alfiere del Pd che contesta il governo di cui il suo partito fa parte è proprio lui, il rieletto governatore della Campania. Mentre il leghista che sostiene il proprio modello amministrativo senza fare la voce grossa con Roma è Luca Zaia, recentemente confermato alla guida del Veneto. Il confronto è andato in onda su Rai Uno, nel salotto di Porta a Porta, e ha offerto diversi spunti di riflessione.
A cominciare proprio dal diverso atteggiamento che i due governatori, ormai protagonisti della scena politica non soltanto locale ma anche regionale, hanno mostrato nei confronti del governo. La differenza è emersa in riferimento alla gestione dell’emergenza sanitaria da Covid-19. Zaia ha annunciato che il Veneto, a breve, sarà la prima Regione a testare i tamponi rapidi, oltre che a sottoporre migliaia di persone all’esame rapido sulla saliva. Eccola, la strategia anti-Covid di Zaia: screening a tappeto per evitare un secondo blocco delle attività economiche. Dal canto suo, De Luca ha sottolineato la necessità di «un controllo del territorio rigoroso e capillare» per poi scagliarsi contro le forze dell’ordine: «Da due o tre mesi sono scomparse, non c’è più una pattuglia che faccia i controlli. A che serve fare le ordinanze se nessuno le fa rispettare?» La versione di De Luca, però, collide con i dati pubblicati dal Foglio pochi giorni fa. Dall’inizio di settembre, infatti, le forze dell’ordine hanno sottoposto a controllo 1.363.808 persone. Di queste, 4.991 sono state sanzionate. E tra le sanzionate, ben 3.769 risultano multate nell’ambito dei controlli coordinati dalla Prefettura di Napoli. Quindi in Campania le verifiche sono state fatte e la recrudescenza dell’epidemia non può certo essere addebitata a presunte negligenze delle forze dell’ordine.
Al cospetto di Bruno Vespa il confronto si è poi spostato sul regionalismo differenziato, da sempre cavallo di battaglia della Lega e di Zaia. E il doge ha immancabilmente ribadito la necessità di attribuire alle Regioni competenze più ampie. Il che, dal suo punto di vista, significa assegnare ai governatori maggiori responsabilità e, parallelamente, maggiori risorse. De Luca ha mostrato di condividere questo disegno, ma non si è lasciato sfuggire l’occasione di un’ulteriore invettiva contro il governo: «La Campania viene depredata di 300 milioni l’anno perché nel riparto del fondo sanitario nazionale si applica il solo criterio dell’età anagrafica. Bene l’autonomia delle Regioni, ma si parta dalla perequazione nella sanità».
Insomma, le stilettate al governo sono arrivate da chi a quello stesso governo, almeno sulla carta, dovrebbe essere vicino. De Luca, d’altra parte, non è nuovo a certe esternazioni e, negli ultimi mesi, si è più volte scagliato contro Roma e le Regioni del Nord dalle quali si sente scippato. È il nuovo populismo in salsa campana, tutto tolleranza zero, lanciafiamme a portata di mano e rivendicazionismo spinto: un modello che gli elettori hanno dimostrato di apprezzare, ma che ora dovrebbe evolversi diventando più accorto e meno piagnone.
