I numeri, sebbene non ancora definitivi nel momento in cui scriviamo, non lasciano spazio a dubbi. Vincenzo De Luca viaggia verso la conferma alla guida della Campania al pari del suo collega Luca Zaia, per il quale si prospettano altri cinque anni da presidente del Veneto. Le prove offerte nel periodo più aspro dell’emergenza sanitaria, le percentuali di consenso riportate in questa tornata elettorale e il contesto politico nazionale, però, inducono a ritenere che il treno dell’ex sindaco di Salerno e quello dell’ex ministro dell’Agricoltura non si fermeranno a Napoli né a Venezia. Anzi, tutto lascia pensare che l’alfiere del centrosinistra campano e quello del centrodestra veneto punteranno verso Roma, destinazione Palazzo Chigi. Per De Luca è un plebiscito con un consenso destinato a superare i 65 punti percentuali. Staccati Stefano Caldoro, fermo intorno al 20%, e Valeria Ciarambino, non oltre il 10.

Il risultato è tanto più schiacciante se si pensa che nel 2015 De Luca superò Caldoro del 3%. Stessa storia in Veneto, dove Zaia dovrebbe si attesta intorno al 75% dei consensi (nel 2015 aveva vinto con il 50) a fronte del 15-16 dello sfidante di centrosinistra Arturo Lorenzoni e del 3-4 del pentastellato Enrico Cappelletti. De Luca e Zaia vedono crescere il proprio consenso, dunque, di circa il 25%. I due governatori sono quelli che hanno capitalizzato di più e meglio la gestione dell’emergenza sanitaria scatenata dal Covid, sottraendo voti agli sfidanti. Incluso il Movimento 5 Stelle che in Campania, la terra del ministro Luigi Di Maio, perde circa il 5% dei consensi. De Luca e Zaia incarnano due diversi modelli amministrativi affermatisi nella fase più acuta della pandemia. Il governatore della Campania ha puntato sul potenziamento delle terapie intensive attraverso la costruzione degli ospedali modulari e, per il resto, su misure draconiane e una comunicazione particolarmente aggressiva. Tamponi per monitorare e prevenire i contagi?

Pochi, addirittura il numero più basso in Italia. Tanto è vero che, quando i rientri delle vacanze hanno fatto determinato una recrudescenza della pandemia, lo screening è stato intensificato e la Campania ha visto aumentare il numero di positivi. Il presidente del Veneto, invece, ha adottato la strategia opposta: tamponi a tappeto per intercettare i malati e consentire la ripresa delle attività economiche e sociali nel più breve tempo possibile. Certo, Zaia ha potuto proporre questo programma perché forte di una sanità meglio attrezzata di quella campana. Basti pensare che il Veneto, con un milione di abitanti in meno rispetto alla Campania, ha a disposizione 12mila unità di personale sanitario in più. Questi due modelli hanno convinto l’elettorato campano e quello veneto.

Ma c’è da giurare che De Luca e Zaia tenteranno di riproporli anche su scala nazionale, dopo essersi guadagnati la leadership rispettivamente del Partito Democratico e della Lega. Lo “sceriffo” campano ha riconquistato la Regione e i vertici locali del suo partito che fino a qualche mese fa erano pronti a sacrificarlo sull’altare dell’alleanza con il M5S. Ora, forte del risultato alle regionali, tutto lascia pensare che sarà De Luca a indicare il candidato del Pd alle comunali di Napoli per poi puntare a Roma. Zaia potrebbe nutrire identiche velleità, anche alla luce di una lunga esperienza politica e amministrativa che l’ha visto prima consigliere comunale, poi assessore e presidente provinciale e infine ministro dell’Agricoltura, prima di diventare governatore. Insomma, i presidenti che oggi esultano per la conferma alla guida delle rispettive Regioni potrebbero presto trovarsi a lottare per il governo. Vedremo se a Roma arriverà prima il treno da Napoli o quello da Venezia.

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Classe 1987, giornalista professionista, ha cominciato a collaborare con diverse testate giornalistiche quando ancora era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'università Federico II di Napoli dove si è successivamente laureato. Per undici anni corrispondente del Mattino dalla penisola sorrentina, ha lavorato anche come addetto stampa e social media manager prima di cominciare, nel 2019, la sua esperienza al Riformista.