Arriva dalla Corte d’appello di Torino la conferma che l’uso scorretto e prolungato del telefono cellulare può provocare l’insorgenza di tumori cerebrali. Lo comunicano gli avvocati Stefano Bertone e Renato Ambrosio dello studio Ambrosio e Commodo, che hanno seguito il caso di Roberto Romeo, l’uomo che aveva trascinato l’Inail davanti al tribunale di Ivrea, deducendo la natura professionale del neurinoma acustico destro di cui è affetto.

La sentenza, nel 2017, aveva dato esito favorevole al lavoratore. Ora la conferma dalla Corte d’appello di Torino: “Il neurinoma acustico è stato causato da uso lavorativo del cellulare”. “Il caso Romeo contro Inail”, spiegano i legali, “è il primo nella storia giudiziaria mondiale ad aver avuto sue sentenze di merito consecutive favorevoli per il lavoratore”.

“Ero obbligato ad utilizzare sempre il cellulare per parlare con i collaboratori e per organizzare il lavoro – racconta l’uomo a Repubblica – Per 15 anni ho fatto innumerevoli telefonate anche di venti e trenta minuti, a casa, in macchina. Poi ho iniziato ad avere la continua sensazione di orecchie tappate, di disturbi all’udito. E nel 2010 mi è stato diagnosticato il tumore. Ora non sento più nulla dall’orecchio destro perché mi è stato asportato il nervo acustico”.

Gli avvocati hanno anche aperto il sito neurinomi.info, dove gli utenti possono trovare anche consigli sull’utilizzo corretto del telefonino. Nonostante i giudici abbiano sottolineato la connessione tra tumori e uso del cellulare, L’Istituto Superiore di Sanità si è detto contrario. Secondo i loro studi usare il telefono cellulare non aumenta il rischio di cancro.

In corso ci sono studi scientifici orientati a chiarire le residue incertezze riguardo ai tumori a più lenta crescita e soprattutto all’uso del cellulare iniziato durante l’infanzia. Nonostante la sentenza della Corte d’Appello di Torino di oggi, basata proprio sul possibile nesso causale tra il tumore che ha colpito il denunciante e l’uso prolungato del telefonino, la scienza a oggi non ha certezze, se non che le prove, dopo ormai oltre 20 anni di utilizzo massiccio del cellulare da parte di miliardi di persone in tutto il mondo, non ci sono.

Soprattutto considerando un dato inoppugnabile: a fronte del successo travolgente della telefonia mobile, i tassi di incidenza dei tumori cerebrali sono rimasti pressochè invariati. L’Istituto superiore di Sanità, che ha condotto una metanalisi degli studi pubblicati dal 1999 al 2017, ha rilevato che “in base alle evidenze epidemiologiche attuali, l’uso del cellulare non risulta associato all’incidenza di neoplasie nelle aree più esposte alle radiofrequenza durante le chiamate vocali”. La metanalisi dei numerosi studi pubblicati in quasi 20 anni, infatti, “non rileva incrementi dei rischi di tumori maligni (glioma) o benigni (meningioma, neuroma acustico, tumori delle ghiandole salivari) in relazione all’uso prolungato (10 anni) dei telefoni mobili”.

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