Iniezione di liquidità a patto che ci sia un progetto per la città chiaro e preciso; una stretta collaborazione tra settore pubblico e privato; un piano di digitalizzazione e di potenziamento delle infrastrutture di rete: ecco il contenuto della legge speciale per Napoli secondo gli esponenti del mondo dell’industria, dell’università e del lavoro. Solo con un provvedimento ad hoc Napoli, sull’orlo del crac e con un debito complessivo pari a quasi quattro miliardi di euro, potrà uscire dalle sabbie mobili che rischiano di risucchiarla.
«Il varo di un provvedimento che sgravi l’amministrazione di oneri ingenti determinati da una serie di fattori, inclusi i forti tagli agli enti locali effettuati in un passato più o meno recente – spiega Anna Del Sorbo, presidente del Gruppo Piccola Industria dell’Unione Industriali di Napoli – sarebbe da valutare con attenzione per ogni possibile ripercussione. Al di là dell’azzeramento o di una netta riduzione del disavanzo, sarebbe importante assicurare meccanismi di gestione dell’amministrazione e, più in generale, delle aziende partecipate, tali da impedire che si ripetano le condizioni che hanno contribuito a produrre l’attuale grave disavanzo». Il deficit cui fa riferimento Del Sorbo ammonta oggi a due miliardi e 700 milioni di euro. «In tal senso – afferma la leader della piccola industria locale – la previsione di metodologie più vicine a quelle manageriali, pur nella considerazione del ruolo politico-istituzionale del Comune, e la definizione di spazi maggiori per l’utilizzo del partenariato pubblico-privato costituirebbero presupposti utili a scongiurare che le criticità di bilancio finalmente appianate si riproducano a causa di una scarsa efficienza complessiva della macchina amministrativa». Necessaria una partnerschip tra settore pubblico e privato anche per Giorgio Ventre, direttore della Apple Academy di San Giovanni a Teduccio. Ventre, però, pone l’accento su un altro punto fondamentale di un’ipotetica legge speciale per Napoli: i soldi che arriveranno dal Governo per risanare le casse del bilancio comunale dovranno essere vincolati a un progetto che, se non rispettato, comporterà lo stop all’erogazione delle risorse.
«L’iniezione di liquidità della quale beneficerà il Comune – spiega Ventre – dovrà essere vincolata a idee di città chiare e precise. Solo così la Napoli può risorgere. Viceversa, se dovesse arrivare una pioggia di soldi ma non ci dovesse essere un programma ben delineato da portare avanti, quei soldi saranno del tutto inutili». Cosa dovrà contenere il progetto per essere valido? «Il programma da presentare al Governo dovrà sicuramente includere delle linee guida che spieghino come il Comune ha intenzione di portare avanti un’amministrazione virtuosa – sottolinea il direttore della Apple Academy – cioè capace di offrire ai cittadini servizi all’altezza delle imposte che pagano. In quest’ottica sarà indispensabile una partnership tra pubblico e privato».
Una legge speciale dovrà contenere anche un piano di digitalizzazione e potenziamento per le infrastrutture e strumenti per semplificare la burocrazia e rendere la macchina comunale meno farraginosa: ne è convinta Lina Lucci, già segretario della Cisl Campania. «La norma straordinaria per Napoli – spiega Lucci – dovrà proporre strumenti e schemi attuativi liberi da quell’eccesso di regolamentazione che è stata la devastazione del mercato limpido e ha alimentato solo opacità e confusione». Anche innovazione e tecnologia sono ingredienti essenziali per una legge speciale che possa funzionare davvero. «Occorre realizzare un grande progetto di digitalizzazione e di potenziamento delle infrastrutture di rete. Questo significherebbe trasportare Napoli in un nuovo futuristico scenario, puntando a un primato che la proietterebbe, inaspettatamente, nel panorama delle eccellenze – conclude Lucci – La città stupirebbe il mondo per efficienza e innovazione tecnologica. Il che significa lavorare sulla sicurezza, offrire piattaforme innovative di gestione del lavoro, ma anche valorizzare il nostro patrimonio e il turismo».

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.