Crisi dell’edilizia, appalti e lavori più rapidi per risollevare il settore

Burocrazia zero, erogazione immediata delle risorse, obbligo di rapido avvio dei lavori, procedure a monte della gara semplificate, orientamento alla sostenibilità sociale e ambientale. Sono i passaggi centrali del Piano Italia per gli investimenti locali, uno dei punti centrali illustrati nel cosiddetto Piano Marshall per l’edilizia proposto dall’Ance, l’associazione nazionale dei costruttori edili che in Campania è guidata dall’ingegnere Gennaro Vitale. È un coacervo di proposte per sfruttare le risorse già disponibili (creando un fondo unico in cui trasferire le risorse destinate negli ultimi anni agli investimenti degli enti territoriali e oggi ancora inutilizzate e frammentate in molti programmi per un totale di 39 miliardi di euro) e consentire un programma di investimenti di rapida attuazione con una burocrazia più snella e semplificata rispetto al passato, “per mettere fine – si legge nel documento dell’Ance – alla giungla dei programmi e delle procedure ministeriali e alla babele dei pareri e dei veti incrociati delle amministrazioni nell’attivazione delle risorse”.

Gli imprenditori edili calano dunque sul tavolo proposte per reagire alla flessione che il settore delle costruzioni ha registrato in questo ultimo periodo a causa delle condizioni della domanda e delle misure di contenimento anti-Covid: – 36.2 per cento a marzo, -6.8 nella media del primo trimestre. Una flessione definita senza precedenti, che ha superato per entità la contrazione, già consistente, registrata nel corso della crisi del 2008. Tra le proposte dell’Ance ci sono anche misure che, in aggiunta a previsioni su cessione del credito, ecobonus e sismabonus, mirano ad agevolare la liquidità di imprese e famiglie, come mutui a tasso zero per l’acquisto di immobili di nuova costruzione o da ristrutturare e per lavori condominiali. Per il Mezzogiorno (in Campania il 75 per cento dei fabbricati necessita di un restyling) la proposta è potenziare gli investimenti locali usando la libertà concessa dall’Unione europea per l’utilizzo dei fondi strutturali 2014-2020 ancora non spesi (49 miliardi di euro) e finanziare, oltre alle misure emergenziali di tenuta sociale, anche le misure per la ripartenza dei cantieri con il riavvio delle infrastrutture bloccate e nuovi programmi di opere immediatamente cantierabili con procedure simili a quelle del Piano Italia.

“C’è bisogno di immettere liquidità nel sistema – spiega Vitale, presidente dei costruttori della Campania – La situazione è gravissima, anche perché affrontiamo questa crisi dopo dodici anni già difficili”. La spina nel fianco è rappresentata dai crediti che le imprese edili vantano nei confronti della pubblica amministrazione: a livello nazionale ammonta a sei miliardi di euro. Anche in Campania la situazione è un problema reale, dal momento che sono numerose le pubbliche amministrazioni in ritardo con i pagamenti. “E c’è il rischio – aggiunge Vitale – che le imprese che vantano crediti importanti nei confronti della pubblica amministrazione, se continueranno a non incassare, non riusciranno a sostenere gli effetti della crisi e saranno costrette a chiudere i battenti”.

È vero che i lavori pubblici sono attualmente il primo motore acceso del settore, tanto che la quasi totalità dei cantieri impegnati in appalti pubblici è ripartita (mentre più lenta è la ripresa per i lavori privati), ma alle imprese manca liquidità. “In Campania è stata approvata la nuova tariffa regionale 2020 e si è stabilito che tutti gli oneri di sicurezza derivanti dall’emergenza sanitaria devono essere remunerati alle imprese”. Ma non basta. “Al Governo abbiamo chiesto nuove misure – aggiunge Vitale – Occorre sburocratizzare come fatto a Genova per la ricostruzione del ponte Morandi, con un sistema di commissariamenti che consenta di allentare i lacci di normative che affliggono il sistema produttivo italiano”.