Il caso
Denunce per presunta malasanità e aggressioni: i medici hanno paura di curare
Ma la causa qui è complessa e rientra in quella cultura populista e manettara che ha invaso ogni settore del sapere, della cultura e della politica. Bisogna cioè interrogarsi su come sia stato possibile che una delle migliori sanità al mondo sia diventata oggi così vulnerabile e percepita come una delle peggiori. La risposta la troviamo in anni e anni di campagne denigratorie portate avanti da giornali e tv. Certo che ci sono le cose che non funzionano, certo che ci sono sprechi, certo che esistono differenze tra regione e regione (differenze che la riforma costituzionale di Renzi appianava ma è stata bocciata) certo che… Ma se vai in ospedale non ti chiedono se sei ricco o povero, giallo o bianco. Ti curano. E ti curano nella maggior parte dei casi nei migliori dei modi.
Gridare allo scandalo enfatizzando i casi negativi o creando falsi allarmi, ha creato la percezione oggi diffusa di diffidenza se non di vera e propria rabbia nei confronti dei medici, che oggi sono una della categorie più odiate dal “popolo”. Di recente una pubblicità, per fortuna poi esclusa dalle reti Rai dopo le proteste, invitava i pazienti a denunciare anche molti anni dopo, facendo intendere che tutti o quasi siamo stati vittime di malasanità. L’informazione ha soffiato sul fuoco, tacendo sugli aspetti e i dati positivi, oppure raccontando male i casi eclatanti come il processo al chirurgo di Milano Pier Paolo Brega Massone, descritto come un mostro quando invece un mostro non era.
La sentenza dell’appello bis ha operato una riqualificazione del reato, da omicidio doloso a omicidio preterintenzionale, passando dalla condanna all’ergastolo a quindici anni di carcere. Restano però ancora dei dubbi sulla sua colpevolezza e anche questa sentenza risente dei vizi del clamore mediatico. Ma per l’opinione pubblica non ci sono dubbi: il marchio è impresso su di lui indelebile.
Brega Massone è solo uno dei tanti casi che segnalano una situazione pesante, pericolosa, che non può certo essere risolta con l’aumento delle pene per chi aggredisce i medici.
Nella migliore delle ipotesi non serve a nulla, nella peggiore non fa altro che alimentare la cultura giustizialista che ha portato al disastro. Ripartiamo da qui, contrastando la cultura della presunzione di colpevolezza che colpisce tutto e tutti, con gravi conseguenze. Qui ancora più gravi, perché, a rischio, c’è la nostra stessa vita.
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