Freno tirato al Senato sulla proposta per la nascita di una commissione Bicamerale parlamentare d’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori. Dopo essere stata approvata con voto unanime alla Camera. 

A rendere più difficile il percorso è la richiesta di svolgere audizioni prima di procedere all’esame e alla votazione del testo. Del cambio di linea della maggioranza si è fatto portavoce il senatore Marco Lisei. Durante la seduta del 16 maggio, piuttosto che discutere e votare il testo-base – per poi girarlo all’Aula di Palazzo Madama per l’approvazione definitiva – l’esponente di Fratelli d’Italia ha proposto di svolgere alcune audizioni “per ulteriori chiarimenti”. Il senatore vorebbe avere la certezza “che sia in corso un’indagine della Procura di Roma” si legge dal verbale della seduta e che “ritiene quindi opportuno udire, per esempio, l’autorità giudiziaria competente”. Il termine è fissato entro il 23 maggio.

“Una commissione parlamentare, dovrebbe essere totalmente indipendente da Procura e Vaticano” – la reazione in un post su Facebook di Pietro Orlandi, fratello di Emanuela. Orlandi rivolge comunque “un plauso ai deputati e presidente della Camera per la volontà nel pretendere all’unanimità, in tempi brevissimi, l’approvazione per la Commissione d’inchiesta.. La giustizia merita rispetto”.

La banda della Magliana – E proprio questa mattina a Roma l’ex magistrato Otello Lupacchini, in occasione della presentazione del suo ultimo libro ‘De Iniustitiae execratione’  ha rilasciato alcune dichiarazioni  sulle affermazioni dell’ex della Banda della Magliana Marcello Neroni.

“Quello che mi interessa capire è quale scopo si proponeva chi lo mandò a fare quelle dichiarazioni” – dice Lupacchini commentando l’audio sul caso Orlandi con le accuse a Giovanni Paolo II. ”Neroni era un soggetto ‘border line’ rispetto alla criminalità e ai Servizi, quindi il vero problema è capire chi è perché lo abbia indotto, 14 anni fa, a fare quelle dichiarazioni a ruota libera. Cosa si voleva far succedere?” sottolinea e conclude l’ex magistrato.

Giulio Pinco Caracciolo

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