Il progetto di legge
Ergastolo per chi odia il regime, la nuova trovata di Ortega in Nicaragua
Ergastolo a chi compie «crimini di odio» contro il regime. Lo prevede un progetto di legge messo a punto dal governo di Daniel Ortega in Nicaragua. Il Parlamento, chiamato a ratificarlo, è interamente sotto il controllo di Ortega (rieletto nel 2006), ex capo della rivoluzione sandinista che sconfisse la quarantennale tirannia di Somoza e governò con il Fronte sandinista di liberazione nazionale dal 1979 al 1990. Il 15 settembre, durante la commemorazione dell’indipendenza del Paese centroamericano, ormai interamente cubanizzato da un drammatico revival sandinista in caricatura diattatoriale, Ortega ha spiegato che le nuove norme intendono «punire chi commette reati di odio contro la pace». Ce l’ha con le proteste popolari che, nate nelle università e sostenute dalla locale Chiesa cattolica, dall’aprile del 2018, mantengono una mobilitazione costante nonostante le centinaia di omicidi di leader sociali e le frequenti retate.
«Loro vogliono continuare a commettere assassinii, a collocare bombe, a provocare più distruzione di quella che hanno causato nell’aprile del 2018. Non hanno anima, non hanno cuore, non sono nicaraguensi, sono figli del demonio, sono figli del diavolo. Sono pieni d’odio. Sono criminali». Così le nuova normativa è stata lanciata dal presidente. Insieme a un secondo progetto di legge d’orgine governativa, anch’esso destinato all’approvazione sicura dati i numeri del Parlamento, dal titolo “Regulación de agentes extranjeros”. Vago tanto quanto il primo, anche questo progetto di legge lascia ampio margine di discrezionalità nell’interpretazione delle norme. Sanziona con pene gravissime «delitti contro la sicurezza dello Stato» e proibisce a «qualsiasi agente straniero, sia esso un’organizzazione o una persona fisica, di intervenire in questioni di politica interna». Qualsiasi giornalista, religioso, ong, associazione medica riceva denaro da qualsiasi ente non nazionale, può essere considerato agente straniero. Ed incarcerato per questo.
Non che il regime sandinista abbia bisogno di nuove leggi per distribuire ergastoli agli oppositori. Uno dei leader di una modesta mobilitazione contadina contro Ortega, il campesino Medardo Mairena, è stato di recente condannato a 210 anni di galera quando il Codice penale prevede una pena massima di 30 anni. Ma ammantare di finta legalità gli atti ferocemente repressivi del governo è la vecchia tecnica cubana (il Nicaragua sandinista così come il Venezuela chavista ha tutto l’hardware politico e d’intelligence all’Avana) che funziona sempre. Ciò non ha evitato ad Ortega le sanzioni internazionali, il suo è un narcoregime facilmente perseguibile per reati di traffico internazionale. Ma la messa a punto di nuove norme serve a lui per mantenere alta la guardia della propaganda sandinista interna e a dare presentabilità apparente alle argomentazioni degli alleati esteri.
Già due anni fa s’era inventato l’arresto immediato per gli organizzatori di qualsiasi manifestazione non autorizzata. Era questa una delle misure repressive in vigore durante il somozismo. Quella norma fu inusualmente annunciata da un comunicato della polizia inviato a tutti i corrispondenti stranieri a Managua dalla moglie di Ortega, Rosario Murillo, nella sua veste di vicepresidente del Nicaragua. La primera dama e numero due del regime è una ex poetessa con una passione per lo spiritualismo esoterico, ha inclinazioni assai poco democratiche e ha dimostrato negli anni di avere una grande e crescente influenza su Ortega che, per dirne una, convinto da lei della magica potenza del color fuxia nel contrastare i malefici, ha lasciato il rosso e nero della bandiera sandinista e avvolto di fuxia le sue campagne elettorali.
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