I dati del sondaggio “Expat Insider 2023”
“Expat” italiani in fuga verso nuove opportunità
L’Italia ha perso circa 79mila giovani laureati in dieci anni. Ma quali sono le cause di questa fuga continua e crescente? Qualche indicazione arriva dagli Expat che si sono stabiliti in Italia.
La ricerca di nuove avventure, esperienze all’estero, opportunità di vita o carriera. È ciò che spinge milioni di persone a lasciare il proprio luogo d’origine accrescendo le fila del popolo degli “Expat”, i cittadini-lavoratori del mondo. Un fenomeno che ha radici lontane anche nella storia del nostro Paese, segnata da ondate migratorie verso terre vicine e lontane.
Grazie alla globalizzazione e alla facilità di movimento, il numero di Expat italiani è aumentato in modo esponenziale. Giovani, laureati e “skillati”. È il profilo di chi lascia l’Italia con un bagaglio ricco di talento e risorse. Al 1° gennaio 2022 i cittadini italiani iscritti all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero) erano 5.806.068, il 9,8% degli oltre 58,9 milioni di italiani residenti in Italia. Mentre l’Italia ha perso in un anno lo 0,5% di popolazione residente (-1,1% dal 2020), all’estero è cresciuta del 2,7% che diventa il 5,8% dal 2020. Dal 2006 al 2022 la mobilità italiana è aumentata dell’87%. Ma il dato che preoccupa è quello che riguarda i giovani: tra coloro che abbandonano l’Italia quasi il 42% ha meno di 34 anni. A raccontarlo sono i numeri del “Rapporto Italiani nel Mondo 2022”, promosso dalla Fondazione Migrantes.

E anche tenendo conto di chi rientra, il saldo resta sempre negativo. 75mila italiani sono rimpatriati nel 2021, un numero più alto del 10% rispetto al periodo pre-pandemia. Per contro, 94mila hanno invece lasciato l’Italia per trasferirsi all’estero. I giovani fra i 25 e i 34 anni espatriati fra 2012 e 2021 sono circa 337mila, di cui oltre 120mila laureati. I coetanei rimpatriati nello stesso periodo sono 94mila (41 mila laureati). L’Italia ha perso circa 79mila giovani laureati in dieci anni.
Ma quali sono le cause di questa fuga continua e crescente? Qualche indicazione arriva dagli Expat che si sono stabiliti in Italia.
Il nostro Paese si classifica al 47° posto – su 53 destinazioni – nel sondaggio “Expat Insider 2023” condotto tra 12mila Expat in 171 nazioni da InterNation.
Burocrazia e prospettive di carriera tra i punti più critici: il 72% degli stranieri residenti trova difficile affrontare la burocrazia, quasi il doppio della media globale (38%). Più di due stranieri residenti su cinque (42%) non sono soddisfatti della disponibilità di servizi governativi online, il doppio della media globale (21%). Quasi la metà degli stranieri residenti non è soddisfatta del mercato del lavoro locale e uno su tre afferma che il trasferimento in Italia non ha migliorato le proprie prospettive di carriera.
E poi c’è la questione salariale. È l’ufficio studi di Confcommercio a stimare che il reddito d’ingresso nel mondo del lavoro degli under 30 è crollato negli ultimi 40 anni. Considerando i lavoratori di età fino a trent’anni, tra il 1977 e il 2016 il reddito d’ingresso del dipendente è sceso del 7,5% (all’incirca meno di 1.100 euro a prezzi costanti) quello del lavoratore indipendente – imprenditore, lavoratore autonomo, libero professionista – del 41% (meno 7.300 euro).
La decisione di lasciare lo Stato di origine è un atto di coraggio e apertura mentale. Un investimento a lungo termine che va sostenuto e incentivato. Ma deve essere un investimento che preveda anche incentivi per il “rientro del capitale” e la sua condivisione in ottica di “sharing economy” per il progresso e la crescita del proprio Paese.
© Riproduzione riservata




