Nel “Sì&No” del giorno, su “il Riformista”, spazio al dibattito sull’uscita o meno di Filippo Facci dalla Rai, dove dovrà condurre, almeno secondo quanto è previsto dai palinsesti appena presentati a Napoli, una striscia di approfondimento quotidiana alle 13, subito prima del Tg2. Il giornalista ha pubblicato, in un suo articolo su “Libero”, alcune frasi controverse sul caso di possibile stupro del quale è accusato uno dei figli di Ignazio La Russa, presidente del Senato. “il Riformista” ha chiesto se è giusto o meno lo stop del programma Rai di Facci a Laura Boldrini, parlamentare Pd, che è favorevole, e al direttore responsabile Andrea Ruggieri, che è contrario.

Qui di seguito, il parere di Laura Boldrini.

Nel maggio scorso, a Catania, in un comizio durante la campagna elettorale per le amministrative, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, riferendosi alla Rai, gridava dal palco: «Non intendo sostituire un intollerante sistema di potere con un altro intollerante sistema di potere. Io voglio liberare la cultura italiana da un intollerante sistema di potere nel quale non potevi lavorare se non ti dichiaravi di una certa parte politica. Voglio un sistema meritocratico e plurale che dia spazio a tutti e che non funzioni in base alle tessere di partito».

È quindi per un principio meritocratico che la Rai della Nazione di «Melonia», con la missione dichiarata di essere veicolo di idee e culture di destra, aveva in mente di affidare al giornalista Filippo Facci la conduzione di una striscia, nella prossima stagione, prima del Tg2 delle 13?

Stiamo parlando di quel Filippo Facci che nel 2018 sentenziava: «La ragazza ha lamentato che “la mia infanzia è stata rubata”. Per quella cifra [un miliardo di dollari per lo stupro subito] è lecito chiedersi quanti si farebbero rubare dell’infanzia, non una, ma anche due, tre volte». Si potrebbe pensare a una frase disgustosa ma casuale, sfuggita allora in modo accidentale.

E invece no, diverse sono le affermazioni di questo tenore da lui pronunciate. Recentemente, commentando l’accusa di stupro ai danni di uno dei figli del Presidente del Senato Ignazio La Russa, ecco di nuovo Facci: «Risulterà che una ragazza di 22 anni era indubbiamente fatta di cocaina prima di essere fatta anche da Leonardo Apache La Russa». Passano gli anni, ma non passa il disprezzo di Facci per il genere femminile, reiterato nel tempo.

Evidentemente, incolpare le vittime di stupro ed essere misogini sono diventati precondizioni per ottenere la conduzione di un programma sulla televisione pubblica. Vergogna assoluta per chi ha immaginato e sostenuto questa scelta. Pesa poi come un macigno il silenzio di Giorgia Meloni, prima donna Presidente del Consiglio, anche su questa vicenda, come sulle inqualificabili esternazioni sessiste del sottosegretario Sgarbi.

È del tutto evidente che il servizio pubblico non può affidare la conduzione di un programma a una persona che esprime senza riserve la propria cultura misogina e discriminatoria nei confronti delle donne. Lo hanno già detto non solo le forze politiche e i parlamentari di opposizione, ma anche l’ordine dei giornalisti, l’Usigrai, la Federazione della Stampa, l’Associazione Giulia Giornaliste e molti commentatori.

La ragione è semplice: il servizio pubblico rappresenta tutte e tutti, non può offendere e denigrare le donne che sono la maggioranza della popolazione. La sua missione è quella di contribuire alla crescita culturale del Paese secondo i principi della nostra Costituzione, non promuovere chi giustifica in questo modo indecente la violenza sessuale.

Come potremmo affermare tra i giovani e le ragazze di oggi i valori di rispetto, di uguaglianza, di non discriminazione, se poi proprio il servizio pubblico affida il palco a gente che predica l’esatto contrario? Sul contratto di servizio in vigore, a proposito dei principi generali a cui deve ispirarsi la Rai, c’è scritto chiaramente: «Veicolare informazioni volte a formare una cultura della legalità, del rispetto della diversità di genere e di orientamento sessuale» e inoltre «avere cura delle diverse componenti della società, prestando attenzione alla sua articolata composizione in termini di genere, generazioni, identità etnica, culturale e religiosa…».

Ecco perché una persona come Facci non può condurre un programma Rai.

Laura Boldrini

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