“Perché le agenzie governative hanno saputo di questo solo due giorni dopo i fatti? Dobbiamo saperlo dai social media?“. Vladimir Putin ha battuto i pugni. Se l’è presa in diretta televisiva con la società che gestisce la centrale termoelettrica di Norilsk. E intanto le immagini di un fiume rosso, che sono quelle di un enorme disastro ecologico, fanno il giro del mondo. 20mila tonnellate di diesel sono finite in un fiume a causa di un incidente alla centrale in Russia settentrionlae. Un guasto risalente al 29 maggio e per il quale il Presidente russo ha dichiarato lo stato di emergenza.
L’incidente si è verificato in un serbatoio di carburante della centrale termoelettrica di Norilsk. Il governatore della regione siberia di Krasnoyarsak, Aleksandr Uss, ha dichiarato di esserne venuto a conoscenza solo due giorni dopo e dalle “informazioni allarmanti” provenienti dai social media. “Perché le agenzie governative hanno saputo di questo solo due giorni dopo i fatti?”, ha chiesto Putin in una videoconferenza trasmessa in tv al direttore della Ntek, la società che gestisce la centrale e controllata dalla Norilsk Nickel, leader mondiale della produzione di nichel e palladio. Putin ha spiegato che lo stato di emergenza federale permetterà di concentrare quante più risorse possibile nell’operazione di decontaminazione.
Il caso va ad aggiungerse all’altra emergenza, che Mosca condivide con tutto il mondo, quella del covid-19. La Russia risulta essere il terzo Paese al mondo per contagi con 440.538 positivi e 5.376 decessi (dati della Johns Hopkins University), dati sui quali diversi osservatori e media hanno sollevato più di qualche perplessità vista la grande sproporzione tra contagiati e morti.
