Il voto popolare sui cambiamenti alla costituzione che permetteranno a Vladimir Putin di rimanere – se lo vorrà – presidente della Russia fino al 2036 si terrà il prossimo 1° luglio, ha indicato lo stesso Putin dopo un incontro con i responsabili dell’ufficio elettorale centrale. La consultazione era inizialmente prevista per il 22 aprile, ma era stata rinviata per l’emergenza sanitaria. Nel frattempo, il Covid-19 ha colpito duramente la Russia, che con oltre 410mila casi, è il terzo Paese al mondo per numero di contagi. Nonostante questi ultimi aumentino in media di 9.000 ogni giorno, le misure di lockdown sono state parzialmente revocate. Mentre la fiducia dei russi nel loro leader – già in discesa – è arrivata ai minimi di sempre, a fronte di misure economiche considerate insufficienti. La crisi causata dal coronavirus ha sottratto entrate al 60% dei cittadini, secondo uno studio dell’università Hse, equivalente moscovita della Bocconi. I disoccupati potrebbero essere ormai 10 milioni, si legge nella ricerca.

«La decisione di Putin di andare al voto tra solo un mese può indicare la coscienza che le cose possano mettersi anche peggio», ha commentato su Twitter l’accademico Mark Galeotti, tra i “putinologi” più influenti. «Fare un plebiscito mentre è in corso una pandemia a costi sia economica che epidemiologici e non c’era alcuna necessità di affrettarsi». Anzi, si potevano usare i prossimi mesi per prendere misure economiche più popolari, e riparlarne in autunno o anche dopo. Galeotti ritiene che la data del 1° luglio indichi «mancanza di fiducia e di ottimismo da parte del Cremlino: andiamo avanti subito, costi quel che costi, perché non ci sono tempi migliori all’orizzonte». Interessante notare che il voto potrà essere anticipato per posta o online già a partire dal 25 giugno: il giorno dopo le parate e le celebrazioni del “Giorno della Vittoria”, la maggior festività nazionale russa, spostata quest’anno dal canonico 9 giugno. Secondo alcuni osservatori la coincidenza tra parate e voto potrebbe produrre un “effetto mobilitazione” e portare più elettori alle urne.

I sondaggi hanno rilevato che la maggioranza della popolazione è favorevole agli emendamenti costituzionali Oltre alla norma che in pratica “azzera” i mandati presidenziali già fatti da Putin e gli consente di restare al Cremlino per sempre o quasi, il pacchetto prevede provvedimenti a sostegno del welfare. Nonché norme che in teoria sottraggono la Russia al dovere di rispettare le decisioni di tribunali internazionali come la Corte per i diritti umani. Previsti anche riferimenti alla religione ortodossa e il divieto di ottenere i più alti incarichi pubblici se si è stati residenti all’estero per un periodo. Anche se si parla comunemente di “referendum”, quello che si terrà il 1° luglio è in realtà solo un voto di conferma popolare per decisioni già prese. Per questo motivo, non sarà necessaria l’affluenza del 50% dell’elettorato – condizione di validità di una vera e propria consultazione referendaria.