Almeno 20 tra attivisti e giornalisti che protestavano individualmente di fronte al comando centrale della polizia a Mosca sono stati arrestati per violazione delle norme per il distanziamento sociale in vigore nella capitale russa e che vietano le manifestazioni pubbliche. Gli arrestati avevano organizzato picchetti di una sola persona, in tempi diversi. Il picchettaggio individuale è l’unica forma di protesta che non necessiti di previa autorizzazione, per la legge russa. Amnesty International ha invitato la Russia a smettere di utilizzare la pandemia come pretesto per zittire attivisti politici. In un’intervista con Il Riformista il politologo Gleb Pavlovsky, consigliere di Vladimir Putin durante i suoi due primi mandati presidenziali, ha espresso il timore che con la scusa del coronavirus il Cremlino intenda instaurare una sorta di Stato medico-poliziesco: «Il sistema è già autoritario ma non perde occasione di rafforzare il suo monopolio, e ora può giustificarlo dicendo che l’opposizione mette a rischio la salute e la vita dei cittadini», ha detto Pavlovsky.

Le persone arrestate chiedevano il rilascio di un consigliere comunale, Ilya Azar, 35 anni, a sua volta protagonista di un picchettaggio individuale. Azar protestava a sostegno di un attivista, Vladimir Vorontsov, che dopo aver denunciato sui social abusi e comportamenti illegali da parte della polizia è stato perseguito per estorsione e distribuzione di pornografia. Accuse false e motivate solo dall’intenzione di reprimere la sua attività di denuncia, secondo Vorontsov.