Imparzialità, violazioni e retorica antisemita
Francesca Albanese ha violato gli standard etici Onu, il report che inchioda la relatrice: i rapporti con entità affiliate al terrorismo
Il governo israeliano ha pubblicato un documento di accusa nei confronti di Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite. Il testo critica la sua parzialità, denuncia le violazioni degli standard etici Onu e condanna la sua retorica antisemita. Di seguito è riportato un estratto dei passaggi più significativi del report.
Questo breve documento – basato su fonti pubbliche, rapporti ufficiali e dichiarazioni documentate – esamina quanto la condotta di Francesca Albanese, in qualità di relatrice speciale dell’Onu, sia fondamentalmente incompatibile con le responsabilità e gli standard etici previsti dal suo mandato. Nominata nel 2022 nell’ambito delle “Procedure speciali” del Consiglio per i Diritti umani dell’Organizzazione, Albanese ricopre una posizione che le conferisce visibilità istituzionale e accesso a piattaforme internazionali. Pur non rappresentando formalmente l’Onu, i titolari di mandato sono percepiti come voci autorevoli legittimate dal sistema delle Nazioni Unite e tenuti a rispettarne i valori fondamentali con imparzialità.
Durante il suo mandato, Albanese ha ripetutamente violato le norme di imparzialità, universalità e integrità professionale che sono alla base della sua funzione. Le sue dichiarazioni pubbliche hanno incluso distorsioni sull’Olocausto, la negazione del diritto all’esistenza di Israele e una retorica che minimizza o giustifica la violenza terroristica – un linguaggio in palese contrasto con i princìpi del diritto internazionale dei diritti umani. Le sue azioni hanno suscitato continue condanne da parte di governi democratici, organizzazioni della società civile e istituzioni accademiche, molte delle quali hanno denunciato la sua condotta come antisemita e moralmente inaccettabile. Le reazioni diffuse riflettono non solo la gravità delle sue trasgressioni, ma anche il danno reputazionale arrecato al sistema Onu per i diritti umani.
Violazioni degli standard etici Onu
In quanto esperta nominata dalle Nazioni Unite, Albanese è vincolata dal Codice di Condotta dell’OHCHR (risoluzione 5/2 del Consiglio dei Diritti Umani, articoli 3–6), che impone:
- Obiettività, indipendenza, integrità ed equità;
- Divieto di incitamento all’odio o alla violenza;
- Astensione da atti che compromettano la neutralità;
- Obbligo di dichiarare finanziamenti esterni.
Albanese ha più volte violato tali obblighi attraverso dichiarazioni pubbliche, affiliazioni e comportamenti, descritti di seguito.
Normalizzazione della violenza politica
Nel dicembre 2022, Albanese ha tenuto un intervento video a una conferenza a Gaza organizzata dal Consiglio per le Relazioni internazionali-Palestina (CIR Palestine), un think tank affiliato ad Hamas che promuove apertamente la “liberazione totale della Palestina” – espressione ampiamente intesa come eliminazione dello Stato di Israele. Il CIR ha dichiarato che “il popolo palestinese continuerà la sua lotta contro l’occupazione […] con ogni mezzo disponibile e legittimo”; un linguaggio che richiama la Carta di Hamas.
Alla conferenza erano presenti alti esponenti di Hamas e della Jihad islamica palestinese, entrambe considerate organizzazioni terroristiche da Usa e Ue. Le dichiarazioni di Albanese – “Israele dice ‘resistenza uguale terrorismo’, ma l’occupazione genera violenza” – sono state trasmesse dai media affiliati ad Hamas e si allineano alla cornice ideologica dell’evento. La sua partecipazione ha conferito legittimità a un contesto che glorifica la violenza armata.
Presentandosi accanto a rappresentanti di entità terroristiche e sostenendo una retorica che confonde la resistenza legittima con il targeting di civili – proibito dal diritto umanitario internazionale – Albanese ha violato i princìpi di imparzialità e integrità previsti dal suo ruolo Onu. Inoltre, non ha mai condannato esplicitamente il massacro del 7 ottobre compiuto da Hamas. Anziché denunciarlo come atto terroristico, lo ha definito una “risposta all’oppressione”; una narrazione condannata da molti governi democratici come moralmente ingiustificabile.
Legami con entità affiliate al terrorismo
Albanese ha partecipato a eventi promossi da Al-Haq e dal Palestinian Return Centre (PRC), organizzazioni indicate da Israele come affiliate a gruppi terroristici. Al-Haq è legata al Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (PFLP), responsabile di numerosi attacchi contro civili. Il PRC è parte della rete globale di Hamas. Queste affiliazioni violano gravemente il principio di neutralità richiesto ai titolari di mandato Onu.
Falsificazione del diritto internazionale e negazione del diritto di Israele alla difesa
Albanese ha affermato più volte che Israele non avrebbe diritto alla legittima difesa nei territori occupati secondo l’art. 51 della Carta Onu. Tale interpretazione ignora la prassi giuridica e decontestualizza l’opinione consultiva del 2004 della Corte internazionale di Giustizia. La Corte, pur discutendo l’applicabilità dell’art. 51, ha riconosciuto espressamente il diritto e il dovere di Israele di difendere i suoi cittadini da atti di violenza indiscriminata. Albanese omette tali passaggi e avanza una posizione politicizzata e incoerente.
Finanziamenti esterni non dichiarati
Un rapporto di UN Watch del maggio 2025 ha rivelato che Albanese non ha dichiarato finanziamenti ricevuti in occasione della sua visita ufficiale in Australia e Nuova Zelanda (novembre 2023), in violazione dell’art. 6 del Codice Onu. Gli eventi erano ospitati dalla Georgetown University. L’opacità delle fonti solleva dubbi sulla trasparenza.
Retorica antisemita
Secondo la definizione operativa di antisemitismo dell’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA), adottata da molti Stati, la retorica di Albanese risponde a diversi criteri:
- Teorie del complotto: nel 2014 scriveva che “l’America è schiava della lobby ebraica”.
- Distorsione della Shoah: equipara Olocausto e Nakba, relativizzando la Shoah.
- Negazione del diritto all’esistenza di Israele: descrive Israele come “entità coloniale”.
- Silenzio sull’antisemitismo: non ha condannato attacchi contro ebrei dopo il 7 ottobre.
- Legittimazione della violenza: ha definito gli attacchi del 7 ottobre come “atti di resistenza”.
Condanne internazionali
Le dichiarazioni di Albanese hanno suscitato condanne senza precedenti:
- Usa (3 aprile 2025): condanna per antisemitismo e sostegno ad Hamas.
- Germania: condanna per aver paragonato Netanyahu a Hitler.
- Paesi Bassi (26 marzo 2025): dichiarazioni pubbliche inaccettabili.
- Francia: definisce le sue parole sul 7 ottobre “una vergogna”.
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