Francesca Albanese non ha mai sostenuto l’esame per l’abilitazione all’esercizio della professione di avvocato che, falsamente, ha dichiarato di svolgere. Ma è la più trascurabile scompostezza per cui si segnala il comportamento di questa potente e disinvolta signora, recentemente confermata nel suo ufficio di “special rapporteur” alle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei cosiddetti Territori Occupati palestinesi.

Gli Usa e la “lobby ebraica”

Nota per aver dichiarato che gli Stati Uniti sono “soggiogati da una lobby ebraica” e che l’Europa, gravata dal senso di colpa della Shoah, assiste inerte e complice al genocidio dei palestinesi compiuto da Israele, la signora Albanese è attrice di una militanza comunicazionale che nessuno saprebbe ritenere compatibile con i doveri di riservatezza, cautela e imparzialità cui sono tenuti i consulenti dell’Onu del suo rango. Francesca Albanese ha via via paragonato Israele al Terzo Reich, i politici israeliani ai gerarchi nazisti e Gaza a Auschwitz. Ha dichiarato che “gli ebrei” (gli ebrei: nemmeno gli israeliani, che già sarebbe uno sproposito) stanno facendo ai palestinesi ciò che i nazisti fecero agli ebrei.

Il curriculum da attivista

Ha accusato indiscriminatamente di tracotanza “le Comunità ebraiche”, addebitando a queste la colpa di denunciare ciò che solo il pregiudizio impedisce di riconoscere, e cioè l’infezione antisemita dilagante nel pretestuoso e auto-assolutorio contrassegno della “critica a Israele”. Ha compilato rapporti sul presunto genocidio, argomentandone l’inoppugnabilità quando il processo relativo è ancora in corso e rappresentando – contro il vero – che la Corte Internazionale di Giustizia avrebbe ritenuto “probabile” il compimento del genocidio. Ha fatto pubbliche istigazioni affinché, a detrimento della parte accusata, fosse sostenuta l’accusa nel processo pendente alla Corte Penale Internazionale contro il primo ministro e il ministro della Difesa di Israele. Ha partecipato a manifestazioni e piazzate inneggianti al boicottaggio di Israele. Ha invitato gli esercizi commerciali a seguire l’esempio della pizzaiola napoletana che ha molestato una famiglia israeliana, spiegando che gli israeliani e gli ebrei vanno semmai protetti quando lottano contro l’apartheid e il genocidio. È solo uno striminzito riassunto del curriculum da attivista di questa signora.

Esprimendosi in questo modo e abbandonandosi a queste iniziative in qualità di “special rapporteur” onusiano (nei propri profili social pone in preminenza queste sue credenziali, che spende senza riserbo nei comizi e nelle ospitate televisive del suo inesausto interventismo pubblico), Francesca Albanese ha leso irrimediabilmente la credibilità di un mandato – il proprio – che dovrebbe essere svolto con ben altra disciplina. E cioè – se ancora queste regole valgono qualcosa – “tenendo conto della necessità di assicurare che le sue opinioni politiche non ne pregiudichino l’attuazione”, nonché evitando che ne sia “compromessa l’immagine di indipendenza”.
Come può essere ancora lasciata al suo posto, questa signora?