Amnesty International è un’organizzazione attiva in molti campi della cooperazione internazionale e dei diritti umani. Nell’ambito multidisciplinare dell’azione di Amnesty ha un posto primario la propaganda anti-israeliana, consacrata dalla dichiarazione del suo vertice statunitense (mai ripudiata) secondo cui “Amnesty non prende posizioni politiche su nessuna questione, compreso il diritto dello Stato di Israele a sopravvivere”.

La posizione schiacciata di Amnesty

La filiale italiana di Amnesty è quella che l’anno scorso, per il tramite del suo portavoce, Riccardo Noury, difendeva i propri militanti che avevano rimosso e deposto nel cestino” i volantini con le immagini degli ostaggi israeliani. Con indosso la sua bella uniforme di Amnesty era l’attivista ripresa qualche settimana fa ad applaudire gioiosamente il gentiluomo che istigava la folla a liberarsi dei sionisti e a “tagliare tutte le loro gole”. Di Amnesty sono plurime iniziative in sodalizio con la signora Francesca Albanese, la consulente dell’Onu – sedicente avvocata – secondo cui gli Stati Uniti sono “soggiogati dalla lobby giudaica”, recentemente invitata – con invito non rifiutato – a tenere in una università americana una conferenza sulla “Moralità dell’Intifada”.

Il rapporto sul… genocidio

Bene, da una fonte tanto accreditata, capace di vantare un curriculum così sprovvisto di qualsiasi pregiudizio, veniva nei giorni l’annuncio che, proprio oggi, sarebbe stato presentato un rapporto sul “genocidio” della popolazione palestinese che Israele avrebbe perpetrato e continuerebbe a commettere. Onde consentire che se ne facesse opportuna e contestuale promotion, Amnesty curava di fornire alle redazioni engagé esemplari stralci di quel rapporto, le solite balle sul deliberato sterminio dei civili e delle circa tredici carestie che sarebbero state inflitte a Gaza in tredici mesi di guerra. Esamineremo e commenteremo, quando sarà reso integralmente disponibile, quest’ennesimo elaborato sul genocidio della popolazione che dalla metà del 2023 alla metà del 2024 passa da 5.483.450 a 5.613.463 unità.

Sin d’ora, tuttavia, una domanda: ma non c’è un processo per l’accertamento delle supposte responsabilità genocidiare di Israele? Ma non è quello – il processo – l’ambito in cui si formano e si discutono le prove a fondamento delle allegazioni d’accusa? Sarà il terzo, il quarto, il quinto “rapporto” che si affastella sul presunto genocidio (l’Onu, tramite quella sua improbabile consulente, ci ha fatto pure un pamphlet, intitolato “Anatomia di un genocidio”, naturalmente pieno zeppo di dati non verificati e numeri a casaccio). Ma questo profluvio di letteratura investigativa a processo in corso, circostante alla Corte dell’Aia, che cos’è? Una versione aggiornata e transnazionale dei girotondi? Chiediamo alla Mani Pulite dei diritti umani di far sognare il popolo onesto che attende la liberazione della Palestina dal fiume al mare?