La lezione della senatrice a vita
Liliana Segre, messaggio alla sinistra: “Crimini commessi anche da Israele ma chi parla di genocidio lo fa per libidine”
Un messaggio di una lucidità impressionante quello che, attraverso le colonne del Corriere della Sera, manda Liliana Segre, 94 anni, senatrice a vita che a 13 anni venne arrestata e deportata nel campo di concentramento nazista di Auschwitz. Nonostante minacce, accuse e offese di questi mesi, dai cartelli dei manifestanti Propal che l’accusavano di essere ‘agente sionista’ lo scorso settembre al murales con Sami Modiano vandalizzato a Milano poche settimane fa, la senatrice a vita ancora una volta ha lanciato un messaggio di pace, riconoscendo “crimini di guerra” e “crimini contro l’umanità” piuttosto evidenti “commessi sia da Hamas e della Jihad”, “sia dall’esercito israeliano“. Crimini di guerra e crimini contro l’umanità che hanno visto recentemente la Corte Penale Internazionale emettere un mandato di arresto nei confronti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e dell’ex ministro della Difesa Yoav Gallant. Una sentenza che ha suscitato non poche polemiche.
Segre se dà una parte riconosce crimini che in una guerra vengono commessi da ambo le parti, dall’altra respinge categoricamente l’uso del termine “genocidio” a Gaza. “Le parole, a volte, diventano clave – spiega – Negli ultimi mesi ho fatto appelli per il cessate il fuoco, ho condannato le violenze, ho espresso la più profonda partecipazione al dramma delle vittime innocenti palestinesi e israeliane, ho invocato un rispetto sacrale verso i bambini di ogni nazionalità, di ogni credo, di ogni religione, ho manifestato ripulsa verso lo spirito di vendetta”.
“Eppure – osserva – o ti adegui e ti unisci alla campagna che tende ad imporre l’uso del termine “genocidio” per descrivere l’operato di Israele nella guerra in corso nella Striscia di Gaza, o finisci subito nel mirino come “agente sionista”. Le cose in realtà sono più complesse e colpisce che alcuni tra i più infervorati nell’uso contundente della parola malata si trovino in ambienti solitamente dediti alla cura, talora maniacale, del politicamente corretto, del linguaggio sorvegliato che si fa carico di tutte le suscettibilità fin nelle nicchie più minute”. Un messaggio rivolto soprattutto a quella sinistra ‘progressista’ che cavalca, con “libidine”, da mesi l’opinione pubblica lanciando accuse che – secondo la senatrice a vita – non reggono perché “nella drammatica situazione di Gaza non ricorre nessuno dei due caratteri tipici dei principali genocidi generalmente riconosciuti come tali – il Medz Yeghern degli armeni, l’Holodomor dei kulaki ucraini, la Shoah degli ebrei, il Porrajmos dei rom e sinti, la strage della borghesia cambogiana, lo sterminio dei tutsi in Ruanda.
Segre che prova ancora una volta a chiarire cosa s’intende per genocidio: “I caratteri tipici dei genocidi sono essenzialmente due, uno è la pianificazione della eliminazione, almeno nelle intenzioni completa, dell’etnia o del gruppo sociale oggetto della campagna genocidaria, l’altro è l’assenza di un rapporto funzionale con una guerra. Anche i genocidi commessi durante le due guerre mondiali (armeni, ebrei, rom e sinti) non ebbero la guerra né come causa né come scopo, anzi furono eseguiti sottraendo uomini e mezzi allo sforzo bellico”.
“D’altronde – precisa – anche di fronte ad operazioni militari volte intenzionalmente a produrre vittime civili e che hanno causato morti innocenti nell’ordine di decine di migliaia (Dresda) o centinaia di migliaia in pochi giorni (Hiroshima e Nagasaki) o addirittura un milione (assedio di Leningrado), non si è mai parlato di genocidi”. Per cui “l’abuso della parola genocidio dovrebbe essere evitato con estrema cura per più di una ragione. In primo luogo, solo coprendosi occhi e orecchie si può evitare di percepire il compiacimento, la libidine con cui troppi sembrano cogliere un’opportunità per sbattere in faccia agli ebrei l’accusa di fare ad altri quello che è stato fatto a loro. Un complesso di colpa collettivo prodotto dalla storia si scioglie in un rabbioso sfregio liberatorio verso lo Stato ebraico di Israele, non solo equiparandolo ai nazisti ma rinfocolando tutti i più vieti stereotipi sugli ebrei vendicativi, suprematisti, assetati del sangue dei bambini non ebrei. L’impennata delle manifestazioni di antisemitismo nel mondo, a livelli mai visti da decenni, dimostra l’effetto devastante delle tossine che sono tornate in circolo”.
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