L'intervista allo scrittore romano
Galdino: “Scrivo l’amore senza tempo, oggi per invogliare i giovani a leggere occorrono libri come quello di Giulia De Lellis”
Diego Galdino dalla sua “Roma Eterna”, va direttamente al cuore delle sue lettrici descrivendo le sfaccettature più belle dell’Amore, un Sentimento estremo e controverso allo stesso tempo, che evidenzia in ognuno di noi la vera essenza dell’anima. Viene definito il “Nicholas Sparks” italiano. Ma Galdino è un autore di livello internazionale, ed i suoi romanzi sovente sono ai primi posti nelle classifiche di Germania, Spagna, Serbia, Polonia e Bulgaria. In questa lunga chiacchierata lo scrittore capitolino ha parlato del suo ultimo romanzo, del momento che vivono i giovani e l’Amore, dei suoi stati d’animo e dei progetti futuri.
Diego, porti un nome che a Napoli è venerato per le gesta del più grande calciatore di tutti i tempi. Anche questo è Amore, hai qualche ricordo o un’emozione che ti lega al Pibe de Oro?
“A Diego Armando Maradona mi legano ricordi bellissimi, di quando da ragazzo andavo allo stadio insieme a mio padre e mio fratello, ma soprattutto ad una delle partite più belle che abbia visto della mia Lazio. Ma quel giorno il vero Maradona sembrava Paolo Di Canio“.
Tifi Lazio, quindi?
“Che domanda, sono nato a Roma, non posso che tifare la Lazio, la prima squadra della capitale. E non lo dico io, lo dice la storia”.
Nei tuoi romanzi traspare sovente l’amore per la tua città, per le tue origini. Quanto è stata importante la tua “romanità” e quanto Roma è stata fonte di ispirazione per te?
“Roma per me è tutto, insieme alla mia famiglia, al Bar dove sono nato e all’amore. Non mi vedo a vivere in nessun altro posto che non sia Roma. Ancora oggi considero la più bella dichiarazione d’amore fatta da un romano la frase: “Io per lei rinuncerei pure a Roma”.
Tra “il primo caffè del mattino” a “l’ultimo caffè della sera”, hai mai pensato di proseguire con un altro momento importante della giornata? E quale?
“Beh, mi viene in mente “Il bacio della buonanotte”. Addormentarsi accanto alla donna che ami, finire ogni tua giornata con lei, credo sia il regalo più bello che possa farti la vita. Perché poi viene… il primo caffè del mattino”.
L’amore ai tempi… del Covid, come è cambiata la visione di questo Sentimento nei giovani?
“Io credo che l’amore resti sempre lo stesso. Le farfalle nello stomaco ce le posso avere ancora io, come un ragazzo di quindici anni che s’innamora per la prima volta. Non ci sono tempi, o Covid che tengano, l’amore resta sempre fedele a sé stesso. Solo che adesso invece di una lettera ti scrivo un messaggino via whatsapp e invece di regalarti una rosa ti invio un emoticon a forma di cuore che batte”.
Secondo te la pandemia ha portato un cambiamento dal punto di vista emotivo che invoglierà i giovani a leggere di più?
“Di sicuro ha portato più momenti da dedicare solo a sé stessi. E quando sei da solo, diventi più vero, non hai bisogno d’indossare maschere per nascondere gli stati d’animo. Così cerchi un qualcosa su cui convogliare questo tuo bisogno di esternare le tue emozioni, più vere, le tue paure, le tue sincere speranze. E magari scopri che il modo migliore per farlo è leggere o scrivere”.
Il tuo ultimo romanzo, perché “Principessa Saranghae”?
Cosa ti ha ispirato e portato a scrivere questa storia? “Principessa Saranghae è nato in uno dei momenti più brutti della mia vita. Avevo appena perso mio madre e mai come in quel momento mi sono sentito solo, pur continuando a passare gran parte delle mie giornate insieme a tantissima gente. Poi è arrivata questa ragazza coreana, che in realtà non avrebbe dovuto esserci, perché lei era di un altro tempo. Invece lei c’è stata eccome, mi ha preso sottobraccio, riportandomi prima in superficie e poi a riva. Così per restare più tempo possibile insieme a questa Principessa mi sono affidato al protagonista di una delle mie storie. Principessa Saranghae perché amo alla follia i drama coreani, queste serie televisive romantiche che tanto avrebbero da insegnare su come va vissuto l’amore. Saranghae in coreano vuol dire “Ti amo” e ho detto tutto”.
I tuoi personaggi sono realmente esistiti?
“La maggior parte dei personaggi delle mie storie sono persone reali. In particolare quelli de “Il primo caffè del mattino” e de “L’ultimo caffè della sera”. Mi è sempre piaciuto rendere l’ordinario leggendario”.
Il “Lino Bar” è diventato un “luogo sacro” per le tue lettrici a Roma.
“Il mio vecchio Bar di famiglia era un luogo sacro un po’ per tutti. Poi i miei romanzi l’hanno aiutato a diventare una meta di pellegrinaggio per le mie lettrici. E forse una delle soddisfazioni più grandi per il Diego Galdino scrittore è vedere con quanta emozione le lettrici di tutti i paesi in cui è stato pubblicato “Il primo caffè del mattino” varcano la soglia del locale. In quel momento tutte loro sentono di essere entrate a far parte della storia che hanno letto e tanto amato”.
Hai mai pensato di scrivere un romanzo ambientato a Napoli? Insieme a Roma, la città della Passione per eccellenza.
“In realtà il mio prossimo romanzo racconterà di una Crociera dell’amore che farà tappa proprio a Napoli. Ma al momento non posso dire altro…”.
Hai molte fan napoletane, cosa colpisce del Galdino scrittore a parer tuo?
Senza modestia… “Credo che il mio vivere il sentimento dell’amore con grande passione e veridicità attraverso le storie che scrivo possa di sicuro far breccia nel cuore delle lettrici napoletane”.
Pensi che si debba fare qualcosa per invogliare i giovani a leggere di più?
“Credo che la chiave sia trovare il libro giusto per far accendere nei giovani la scintilla dell’amore per la lettura. Far iniziare a leggere un quattordicenne di oggi con “I Malavoglia” di Verga o Anna Karenina credo sia rischioso. Alla fine la maggior parte farebbero tutti il tifo per il treno, pregando il capo stazione di fischiare il prima possibile. Proprio per questo non mi scandalizzo di libri come quello di Giulia De Lellis, che almeno ha avuto l’onestà intellettuale di mettere sulla copertina anche il nome della giornalista che l’ha aiutata a scriverlo. Se per far avvicinare una quindicenne alla lettura serve il libro della De Lellis ben venga”.
I tuoi riferimenti artistici e culturali quali sono?
“Il mio libro della vita è “Persuasione” di Jane Austen. I suoi romanzi sono stati la base del mio scrivere, ma anche Ken Follet, Nicholas Sparks, Rosamunde Pilcher hanno inciso in modo prepotente nel mio percorso letterario. Ancora oggi mi considero più un lettore che uno scrittore e se mi chiedessero di scegliere tra leggere e scrivere, sceglierei sempre leggere, perché dopo fare l’amore credo sia la cosa migliore che possa fare un essere umano”.
Hai mai pensato di scrivere una storia d’amore nata su uno stadio?
“Non ci ho mai pensato perché c’è già la bravissima Silvia Ciompi ad averci regalato bellissime storie d’amore ambientate nel mondo delle tifoserie organizzate”.
C’è stato un personaggio noto che ti ha ispirato nella stesura dei tuoi romanzi?
“No, in effetti no. I miei personaggi sono tutte persone normalissime, i famosi ragazzi della porta accanto o del Bar sotto casa”.
Prossimi impegni? Tornerai a Napoli?
“Io a Napoli ci tornerei tutte le settimane. Un pezzo abbondante del mio cuore l’ho lasciato sospeso là. Per ora c’è una presentazione che mi aspetta a Cagliari il 27 Novembre nell’ambito di una rassegna letteraria molto importante”.
Il “Lino Bar” anche fuori da Roma sarebbe un bell’esperimento, anche se non c’è un Galdino o forse non è conosciuto come te…
“Un franchising del “Lino Bar” la vedo dura, perché bisognerebbe clonare i vari Antonio l’idraulico, Tonino il meccanico, Pino il parrucchiere che ne sono l’anima”.
Ti piacerebbe ambientare qualche tuo romanzo in un posto di Napoli in particolare?
“Lo confesso non conosco Napoli così bene. Però un Bar in riva al mare non sarebbe male”.
Le tue fan ti vorrebbero qui più spesso.
“Io a Napoli non ho fan, ma solo amiche lettrici. E anche a me farebbe piacere vederle più spesso, perché sono legato ad ognuna di loro da un sincero affetto. Insomma voglio loro bene assaje, ma tanto tanto bene sai…”.
Tra un caffè, un tè ed un cappuccino, secondo te, in amore, il colpo di fulmine esiste?
“Il colpo di fulmine esiste a prescindere dal caffè, dal tè e dal cappuccino. Punto”.
Perché come scrive Diego “per perdersi non serve un posto, basta una persona…”.
Intervista di Gaetano Brunetti
© Riproduzione riservata




