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GenAI, tanti nodi da sciogliere in una regolamentazione ancora incerta
L’intelligenza artificiale generativa (GenAI), e in particolare i grandi modelli linguistici (LLM), stanno entrando sempre più spesso nelle corsie degli ospedali e negli studi dei medici. Non si tratta più di un futuro lontano, ma di una realtà che sta trasformando il modo in cui si comunica con i pazienti, si gestiscono le cartelle cliniche e si organizzano i flussi di lavoro.
Per fare il punto, la National Academy of Medicine (NAM) ha convocato un workshop con esperti di sanità, tecnologia e regolamentazione, pubblicando poi un rapporto sulla rivista inglese The New England Journal of Medicine, che traccia le tappe di maturazione della GenAI in ambito medico e le responsabilità dei diversi attori coinvolti.
I primi progressi sono tangibili soprattutto in due ambiti: l’educazione e il coinvolgimento dei pazienti e la semplificazione della documentazione sanitaria. Chatbot e strumenti di sintesi automatica, ad esempio, aiutano i pazienti a capire meglio le informazioni cliniche, a superare barriere linguistiche e a gestire appuntamenti o sintomi. I primi studi mostrano che messaggi scritti con l’aiuto della GenAI risultano più chiari ed empatici, aumentando la partecipazione dei pazienti alle proprie cure. Tuttavia, rimangono dubbi su affidabilità, trasparenza e reale impatto sugli esiti di salute.
Sul fronte dei medici, la GenAI promette di ridurre il peso burocratico. Note cliniche compilate automaticamente, sintesi di cartelle e bozze di messaggi ai pazienti fanno risparmiare tempo prezioso, che può così essere dedicato alla relazione diretta.
Non mancano risultati incoraggianti: alcuni studi parlano di una riduzione fino al 30% del lavoro amministrativo fuori orario. Ma il potenziale della GenAI non si ferma qui. Le prospettive più ambiziose riguardano la medicina di precisione, la diagnosi di malattie rare, il genome mining e persino la sorveglianza delle epidemie. Assistenti sanitari virtuali potrebbero affiancare i medici nella valutazione dei sintomi e nel triage, mentre nelle università la formazione medica si prepara a integrare nuove competenze legate alla gestione dell’IA.
Tante promesse, dunque, ma anche nodi da sciogliere. La regolamentazione è ancora incerta: la FDA ha iniziato a delineare un framework di controllo continuo, ma il rischio è che le regole non tengano il passo con l’innovazione. Anche per questo, i sistemi sanitari dovranno collaborare direttamente con i fornitori di tecnologia, garantendo trasparenza, equità e sicurezza.
La GenAI non è una bacchetta magica È un potente strumento che può alleggerire i medici, responsabilizzare i pazienti e accelerare la ricerca, ma solo se usato con prudenza e sotto un’attenta supervisione. Come ricorda la NAM, la sfida sarà trovare il giusto equilibrio tra innovazione e tutela della qualità delle cure.
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