Giudice di Pace a Palazzo Fuga, la richiesta degli avvocati ai candidati sindaco

Perché non spostare la sede dell’ufficio del giudice di pace nell’Albergo dei Poveri? La proposta arriva dal Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Napoli. Le criticità logistiche dell’ufficio giudiziario dell’ex caserma Garibaldi sono note e irrisolte da tempo e da altrettanti molti anni l’Albergo dei Poveri è senza una valida destinazione. Secondo gli avvocati, quindi, trasferire l’ufficio del giudice di pace nella grande struttura vanvitelliana di piazza Carlo III potrebbe consentire di raggiungere due obiettivi: recuperare un patrimonio da troppo tempo in disuso e allo stesso tempo offrire a un ufficio giudiziario strategico, come quello del giudice di pace, una sede sufficientemente spaziosa.

Di qui l’appello che gli avvocati napoletani, tramite il presidente del Consiglio dell’ordine forense, hanno rivolto agli aspiranti sindaci. «A Napoli esistono molti siti inutilizzati, come ad esempio l’Albergo dei Poveri in piazza Carlo III. Chiediamo ai candidati sindaco – afferma Antonio Tafuri, presidente degli avvocati napoletani – di esprimere il loro impegno affinché l’ufficio sia finalmente allocato in una sede moderna e sufficiente, con la previsione di un’urgente progettazione e dell’esecuzione delle opere strutturali, infrastrutturali e urbanistiche necessarie». Una nuova sede giudiziaria è necessaria. «Tuttora persistono gravi carenze e criticità – spiega Tafuri – Infatti non è ancora possibile adottare la forma di svolgimento delle udienze in videoconferenza. Inoltre, il numero dei giudici in servizio è pari a circa la metà di quanti previsti in organico. Occorre una sede più adeguata e funzionale, tenuto conto che tale ufficio è il più grande d’Italia». È anche uno degli uffici giudiziari più in affanno, e non solo a causa della pandemia.

Più volte, nei mesi scorsi, gli avvocati hanno denunciato le condizioni di stallo in cui si trova questo settore della giustizia che, sottolineano, «non può essere considerata minore, perché interessa il singolo cittadino e perciò non può essere trascurata». Fino a giugno, quindi al periodo che ha preceduto la pausa feriale, si viaggiava al ritmo di dieci udienze al giorno per ciascun giudice di pace mentre prima della pandemia la media delle udienze giornaliere si attestava attorno alle sessanta udienze, con punte anche di cento udienze. Un rallentamento che sta determinando un accumulo di arretrati che a sua volta si aggiunge alle croniche difficoltà del settore dovute alla sproporzione tra carichi di lavoro e numero di personale amministrativo e giudiziario. A giugno gli avvocati organizzarono una protesta all’ingresso dell’Ufficio del giudice di pace di via Foria per segnalare tutte le criticità di un settore che dovrebbe, invece, essere tra i settori trainanti della giustizia. Basti pensare che i contenziosi dinanzi al giudice di pace rappresentano circa il 70% dei contenziosi della giustizia civile.

A Napoli questo settore della giustizia incontra anche le difficoltà e le limitazioni dovute alla logistica: avrebbe bisogno di spazi più ampi per accogliere l’ingente flusso di persone, tra addetti ai lavori e utenti. Il circondario di Napoli comprende gli uffici del giudice di pace di Napoli, Barra, Ischia e Capri, un’ampia area della città dunque, il che si traduce in numero di contenziosi elevatissimo e che incidono sulla vita di migliaia e migliaia di cittadini. Per questo l’idea di trovare una nuova sede, più ampia e più moderna, è apparsa agli avvocati come una delle soluzioni possibili per sbloccare il settore del giudice di pace dallo stallo in cui si trova. Uno stallo che tradotto in numeri equivale a circa 40mila cause arretrate, secondo i dati forniti dagli avvocati a giugno scorso quando ci fu un sit in di protesta davanti all’ex caserma Garibaldi.