Certo, ci sono stati e ci saranno sempre dubbi
Giusta la nomina di Amato a capo del comitato sull’IA? Sì, è una scelta non solo simbolica ma anche profondamente strategica
Nel Sì&No del giorno del Riformista, spazio al dibattito sulla nomina del nuovo responsabile del Comitato sull’Intelligenza Artificiale nell’Editoria. Giusta la nomina di Giuliano Amato a capo del comitato sull’IA? Le ragioni del sì sostenute da Matteo Flora, docente e imprenditore. Quelle del ‘no’ da Giulio Pinco Caracciolo, giornalista.
Di seguito l’intervento di Matteo Flora
L’annuncio ha sorpreso molti: Giuliano Amato, già presidente della Corte Costituzionale, è stato nominato a capo del Comitato sull’Intelligenza Artificiale nell’Editoria. Sebbene la sua esperienza non sia – né direttamente né indirettamente – legata al mondo della tecnologia e dell’IA, la sua nomina potrebbe rappresentare non solamente una ottima scelta, ma forse l’unica possibile per venire incontro non solamente alla concezione della innovazione nel diritto italiano, ma anche alla necessità di una forte operatività in un contesto molto burocratizzato. Innanzitutto è evidente come la scelta di Amato rifletta l’approccio italiano – e per molti versi anche europeo – di dare priorità alla dimensione dei diritti rispetto alla pura innovazione: in un mondo in cui l’innovazione avanza a ritmi vertiginosi, possiamo a volte dimenticarci che la tecnologia dovrebbe servire l’umanità e non il contrario.
E se l’impostazione da dare al Comitato è quella dei diritti e della dignità delle persone prima dell’innovazione fine a sé stessa, chi meglio di un costituzionalista di rilievo può garantire che l’evoluzione dell’intelligenza artificiale nell’editoria rispetti questi valori fondamentali? Ricordandoci inoltre che non si tratta di un’operazione che Amato porterà avanti in solitaria: il suo ruolo sarà quello di mera guida di una squadra di esperti, persone – quelle sì – realmente competenti nella tecnologia e nella strutturazione di processi e policy utili a portare il cambiamento strutturale di cui la AI sarà, che lo vogliamo o meno, acceleratore esponenziale. Non solo, ma molti sembrano non voler intuire che la sua nomina non è solo simbolica, ma anche fortemente strategica: in una Italia dove la burocrazia spesso rappresenta un ostacolo all’innovazione, avere una figura autorevole come Amato può garantire che le proposte e le decisioni del Comitato non vengano messe da parte, ma ascoltate e considerate con la serietà che meritano. Poche figure politiche infatti sono in grado – o possono permettersi – di non ascoltare l’ex Presidente.
Certo, ci sono stati e ci saranno sempre dubbi: si poteva scegliere qualcuno con una formazione tecnica e un background diretto nel mondo dell’IA? Sicuramente, come è successo nel Regno Unito: Londra ha infatti posto alla guida della omologa Commissione Ian Hogarth, 38 anni, imprenditore nel settore digitale, ingegnere informatico e specializzato in machine learning: la differenza di scelta è anche e soprattutto una differenza filosofica tra due mercati e due sistemi di diritto. Due visioni, due presidenti di due commissioni che avranno entrambe il compito di valutare i rischi e le opportunità dell’intelligenza artificiale nel mercato dell’editoria e nel giornalismo: probabilmente due posizioni differenti anche su cosa sia più importante tra il bilanciamento di responsabilità e le potenzialità di sviluppo del settore.
In un paese (ancora) garantista come l’Italia, la scelta di Amato è chiara e risponde ad un bisogno radicato del nostro paese: equilibrare l’innovazione con il rispetto dei diritti, con un personaggio alla guida che abbia standing e peso per poter fare alla bisogna la voce grossa su entrambe le questioni. E quindi mentre aspettiamo di vedere l’operato del Comitato nella sua interezza e i risultati che porterà, non è possibile fare a meno di apprezzare se non la scelta in sé, la profondità sottesa: che ci ricorda che, anche nell’era digitale, ci sono valori che non possono e non devono essere messi in secondo piano. Tanti auguri al Comitato, al suo presidente e a tutti i suoi membri: il futuro dell’editoria, con l’IA come protagonista, è (anche) nelle loro mani.
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