Gran parte della competitività europea passa attraverso la capacità di sviluppare e impiegare tecnologie strategiche come l’Intelligenza Artificiale per le quali il cloud svolge una funzione abilitante. Anche l’Italia, con il lancio nel 2021 della Strategia Cloud Italia da parte del Dipartimento per la Trasformazione Digitale e di ACN, punta a modernizzare i servizi pubblici, promuovere l’innovazione negli ecosistemi tecnologici locali e incentivare l’adozione del cloud da parte di PMI e startup. Alcune iniziative normative europee e nazionali rischiano, tuttavia, di rallentare il perseguimento di questi obiettivi.

Le reti si interconnettono principalmente tramite transito (una rete che si connette al sistema Internet, a pagamento) o peering (due reti che si scambiano dati direttamente, gratuito nel 99% dei casi), che migliora efficienza e riduce i costi. Le CDN (Content Delivery Network), invece, sono server vicini agli utenti che velocizzano la trasmissione di contenuti (trattasi di servizio a pagamento). Nonostante il mercato non sia regolato e operi in maniera efficace, la Commissione Ue sta valutando, in sede di adozione del Digital Networks Act, l’introduzione di un meccanismo di risoluzione delle controversie IP, che potrebbe autorizzare i regolatori a imporre il pagamento del peering o a introdurre tariffe obbligatorie che rischierebbero – come evidenziato da uno studio Plum Consulting pubblicato il 4 luglio 2025, “Exploring the negative impacts of legally mandated dispute resolution in IP interconnection” – di far aumentare i costi per peering, transito e CDN, con impatto diretto su imprese e utenti finali.

Tale scelta, infatti, sembra non valutare con la dovuta attenzione che il mercato dell’interconnessione IP – ovvero l’interconnessione tra le varie reti che costituiscono Internet per consentire un flusso efficiente dei dati – si distingue nettamente da quello delle infrastrutture in rame, fibra o wireless che collegano gli utenti finali alla rete; dunque estendere la regolamentazione delle telecomunicazioni a questo mercato, peraltro tra i più efficienti, competitivi e a basso costo al mondo secondo il BEREC, potrebbe ostacolare gli obiettivi del “Decennio Digitale Europeo” (75% di imprese dotato di servizi cloud, big data e AI entro il 2030).

A livello nazionale, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha recentemente pubblicato la Delibera n. 207/25/CONS (a seguito della consultazione avviata con la Delibera n. 55/25/CONS), estendendo il regime di autorizzazione generale non solo ai fornitori di applicazioni di contenuti (CAP) ma anche ai fornitori di reti di distribuzione di contenuti (CDN). Dato che il mercato dell’interconnessione IP è attualmente competitivo e dinamico, ciò comporta il rischio di determinare un aumento dei costi dei servizi online a scapito delle piccole imprese digitali, che avrebbero minori capacità di investire nell’innovazione, e degli utenti e delle emittenti, che vedrebbero aumentare i prezzi. È essenziale che, nel definire gli obblighi derivanti dall’acquisizione dell’autorizzazione generale da parte di questi soggetti, si valutino attentamente gli impatti sul mercato. La regolamentazione dovrebbe, pertanto, essere proporzionata e coerente con gli obiettivi industriali generali dell’Italia.

Benoit Felten

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