"È l’ora di uno scudo democratico"
Gozi: “Putin vuole il caos nella Unione Europea, von der Leyen bersaglio di Mosca grazie ai “proxi” Salvini e Afd”
Sospetti sullo zampino di Mosca dietro la mozione di sfiducia contro von der Leyen Il deputato di Renew Europe: “Rafforzare cybersecurity e cooperazione tra Servizi”
L’Europa è sotto attacco: disinformazione, infiltrazioni e pressioni occulte da parte della Russia sono già realtà. E il sospetto è che ci sia proprio l’ombra di Mosca sulla mozione di sfiducia contro von der Leyen. Sandro Gozi, eurodeputato di Renew Europe e segretario generale del Partito democratico europeo, lancia l’allarme sulla guerra ibrida del Cremlino e invoca una difesa democratica dell’Ue.
La Russia non ha mai mollato il pressing sull’Europa. Perché nel mirino c’è proprio von der Leyen?
«Perché von der Leyen incarna la risposta europea alla guerra russa: ha sostenuto l’Ucraina senza ambiguità. Per questo Mosca la vede come un bersaglio: è il simbolo politico della resistenza democratica all’aggressione russa, e l’obiettivo più diretto della guerra ibrida lanciata anche contro l’Europa».
Il sospetto è che dietro la mozione di sfiducia ci sia lo zampino di Mosca. Chi si mostra sorpreso mente sapendo di mentire…
«Non abbiamo prove, ma è evidente che forze politiche filorusse – come quelle legate a Meloni nel Parlamento europeo – sono le stesse che attaccano von der Leyen e si oppongono a sanzioni e risoluzioni contro Mosca. È lecito sospettare che il Cremlino approfitti di questi legami per destabilizzare le istituzioni europee».
In concreto, quali sono i metodi del Cremlino per infiltrare e influenzare l’Europa?
«La strategia russa si basa su propaganda, disinformazione, finanziamenti occulti e interferenze elettorali. L’Italia è tra i Paesi più esposti: basti pensare ai legami tra Lega e Russia Unita o al milione di euro in contanti all’Ambasciata russa, su cui l’ambasciatore russo non ha mai dato risposte convincenti. È una vera guerra sistemica».
E alcuni partiti sono veri «proxy» della Russia. Ne sono consapevoli?
«Altroché. Salvini ne è l’esempio più chiaro: ieri con la maglietta di Putin, oggi sulle stesse posizioni del Cremlino. Ma non è il solo. Anche AfD in Germania o diversi alleati di Fratelli d’Italia fanno da cassa di risonanza alla propaganda russa. È una scelta politica consapevole, non una svista».
Comunque, sono arrivate due notizie positive: la mozione contro Ursula è stata respinta, e Fratelli d’Italia e Forza Italia non hanno sostenuto il testo.
«La vera notizia positiva sarebbe stata una leadership capace di evitare la mozione. Invece Meloni e i suoi hanno lasciato che ECR si spaccasse. Forza Italia ha fatto il minimo sindacale, mentre il governo italiano si è diviso: Lega pro censura, Forza Italia contro, FdI fuori dall’Aula. Altro che coerenza e unità».
Si parla di riarmo e di Difesa comune, ma le minacce arrivano anche da altri fronti. A Bruxelles c’è un piano per contrastare la guerra ibrida della disinformazione?
«Sì. Oltre alla difesa militare, serve una difesa democratica. Il Parlamento europeo ha proposto uno scudo democratico, rafforzando cybersecurity e cooperazione tra Servizi. La legge sulla pubblicità politica di cui sono relatore è un primo passo per rispondere alle ingerenze nelle elezioni».
Il fattore ingerenza alle elezioni è reale. Ma lo scudo democratico deve rispettare il diritto di voto…
«Abbiamo adottato regole più severe sulla trasparenza dei finanziamenti politici, con controlli stringenti sulle campagne elettorali, e con il divieto di finanziamenti da parte di attori stranieri ostili. Ora bisogna investire di più contro la disinformazione e le minacce ibride. Ma non basta la prevenzione: dobbiamo anche essere pronti a rispondere. La guerra ibrida si combatte anche online, e l’Europa non può continuare a subire. Servono capacità di difesa, certo, ma anche una componente offensiva contro le centrali della disinformazione, i troll e le fabbriche di fake news. Per questo dobbiamo investire di più nel bilancio per la sicurezza, dotarci di un’Intelligence europea e soprattutto diffondere una vera cultura della resilienza democratica contro la manipolazione».
Proprio ora si parla dell’ipotesi di tornare a comprare gas dalla Russia. È un caso?
«No, non è un caso: il “partito russo” non è mai scomparso. Germania e Italia sono state storicamente troppo dipendenti dal gas russo, e c’è chi vorrebbe tornare a quel modello. Ma l’autonomia strategica richiede scelte diverse: nuovi partner, energia pulita, fine della dipendenza da Mosca. Ogni euro pagato alla Russia finanzia la sua guerra».
Il concerto sinfonico di Gergiev alla Reggia di Caserta è stato annullato. Non è una censura all’arte?
«No, quando l’arte è messa al servizio di un dittatore, non si può far finta di nulla. Gergiev è un uomo di Putin, parte attiva della sua propaganda. È stato pagato per celebrare il regime anche con concerti simbolici, come quello a Palmira in Siria. Ospitarlo in Italia avrebbe significato aumentare la visibilità di chi sostiene un autocrate che sta massacrando l’Ucraina. E trovo imbarazzante che il presidente De Luca abbia sostenuto questa scelta. Il “viceré” della Campania dovrebbe capire che stava facendo un danno alla Repubblica, non solo all’immagine della sua Regione».
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