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Guardare alla socialdemocrazia, la svolta per la sinistra
La grave sconfitta elettorale del 25 settembre ha costretto il mondo della sinistra nel suo complesso ad avviare una riflessione profonda sui contenuti e le forme della sua azione politica negli anni a venire. L’Avanti ha contribuito a questa discussione ospitando molti interventi tra i quali in particolare due importanti interviste, quelle ad Arturo Scotto e a Pietro Folena, due esponenti autorevoli che, partendo dalle loro origini di militanti comunisti si pongono, con molti punti di approdo convergenti, il problema del rapporto con la grande comunità del socialismo europeo.
I socialisti italiani raccolti nel PSI, hanno discusso approfonditamente il tema della ricomposizione socialista nel loro recente congresso nazionale di Roma nella consapevolezza che il problema non è certo quello di riunire chi militava nel PSI degli anni Ottanta e Novanta dello scorso secolo, ma casomai di ritrovare le ragioni e le modalità di una ricomposizione della sinistra italiana che sia utile ai cittadini di questo secolo e che li veda convinti protagonisti. Per questo motivo ci siamo dati l’obiettivo ambizioso di convocare quelli cha abbiamo chiamato “Gli stati generali del socialismo”. Il socialismo e la socialdemocrazia europea possono essere utile riferimento di questo processo, proprio per il loro carattere di comunità aperta e non dogmatica, nella quale le diverse sensibilità e i diversi approcci, anche quelli legati agli specifici interessi nazionali, trovino modalità di confronto e di composizione nel segno della solidarietà e del bene comune e non cerchino soltanto di prevalere gli uni sugli altri, a tutele di piccoli o grandi interessi locali.
Per andare in questa direzione occorre rifuggire, e lo dico non casualmente anche con riferimento all’avvio del dibattito congressuale del Partito Democratico, dai nominalismi e dai tatticismi, che immiseriscono il confronto e accentuano le divisioni. E bisogna invece fare riferimento, come hanno giustamente fatto Scotto e Folena, alle grandi necessità del nostro tempo, rispetto alle quali anche il tradizionale approccio riformista e gradualista appare ormai inadeguato, in quanto non riesce a tenere il passo con i tumultuosi processi di cambiamento. E al centro di queste necessità, non la sola ma sicuramente la principale insieme all’emergenza climatica, c’è lo spaventoso aumento delle disuguaglianze, presente ormai in tutte le nostre società, con il suo terribile corollario di difficoltà economiche per larghe fasce della popolazione, oltre al diffondersi dei casi di emarginazione e spesso di disperata solitudine.
In questo senso, nel costruire politiche concrete partendo da grandi orientamenti di principio, il confronto con i socialisti e socialdemocratici europei può essere estremamente proficuo. Le politiche di sostegno al mondo del lavoro, quelle di contrasto alla povertà, le politiche fiscali e quelle in favore di scuola e sanità pubblica che vengono quotidianamente discusse e spesso attuate nell’ambito del socialismo europeo costituiscono un riferimento indispensabile per uscire dalla mediocrità di scelte dettate dalle piccole esigenze domestiche e guardare all’orizzonte più ampio di un rinnovamento profondo delle nostre società.
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