Vladimir Putin avverte il mondo. Nel suo intervento alla sessione plenaria del Valdai International Discussion Club, il presidente della Federazione Russa ha confermato il test compiuto con successo “del missile da crociera a raggio globale Burevestnik a propulsione nucleare”.
Diversi i passaggi di Putin, sia sulla guerra in corso in Ucraina sia sulla sua sfida all’ordine mondiale. “Una città russa, un po’ ebraica”, è così che il capo del Cremlino ha definito la città ucraina di Odessa sul mar Nero, presa di mira dai bombardamenti russi dall’inizio del conflitto per via del suo valore strategico.
“Non abbiamo iniziato la cosiddetta guerra in Ucraina” ha detto Putin “al contrario, stiamo cercando di porvi fine. Non abbiamo organizzato un colpo di stato a Kiev”. Il presidente ha anche dichiarato di aver proposto che la Russia entrasse nella Nato, ma fu respinta. Ma Putin si è lanciato e ha ribadito i propri piani: l’obiettivo di Mosca, infatti, è “costruire un nuovo mondo”.
Un mondo diverso, in cui “l’era del dominio coloniale non tornerà” e per questo le élite occidentali devono iniziare a “stropicciarsi gli occhi”. “La storia dell’Occidente è in sostanza una cronaca di espansione infinita” e “l’arroganza dei nostri vicini è semplicemente alle stelle” ha sostenuto Putin a Sochi.
“Non so che civiltà stanno difendendo quelli che sono nell’altra linea del fronte, ma noi stiamo difendendo la nostra civiltà, il nostro popolo” ha sottolineato. Ma si è detto fiducioso perché “in futuro la congiuntura in Occidente potrebbe cambiare. Un cambiamento politico all’interno è possibile dopo le elezioni“. Un passaggio che si riferisce ai prossimi appuntamenti elettorali in Europa e soprattutto negli Stati Uniti.
Nel suo discorso, il presidente russo ha anche evidenziato come fosse “inevitabile” che la regione del Nagorno Karabakh finisse nelle mani dell’Azerbaigian. Sul caso che ha visto protagonista il Canada, con il tributo ricevuto da un veterano ucraino ed ex soldato nazista Jaroslav Hunka dal parlamento canadese, Putin ha ribadito il suo chiodo fisso, ripetuto fin dall’inizio del conflitto: “Ciò non fa che confermare la nostra tesi secondo cui è necessario ottenere la denazificazione dell’Ucraina”.
