La tragedia di Ahmed Jouider è un film già visto per la famiglia di Henry Amadasun. Quest’ultimo aveva 18 anni, origini nigeriane, viveva a Cadoneghe, in provincia di Padova, sparito nel nulla 18 settembre e ritrovato senza vita nel fiume Brenta. Proprio come Ahmed, nello stesso punto. E in tutti e due i casi nessun segno di colluttazione o di violenza sui cadaveri. E quindi c’è chi ipotizza che i due casi possano essere uno solo, o almeno legati da un filo comune: una violenza, dall’esterno, che avrebbe portato i due fino alla tragedia.

Le famiglie, soprattutto, non ci stanno. Non credono alla pista del suicidio. Anche Henry aveva lasciato un messaggio di addio, anche lui era stato cercato e quindi ritrovato in fondo al fiume. Proprio come il 15enne sparito giovedì scorso, dopo aver lasciato un raccapricciante messaggio vocale alla sua ex fidanzata. Henry era uscito con gli amici quel giorno e poi era andato in giro in bicicletta. Intorno alle 23:00 il messaggio nella chat della comitiva: “Non me ne vogliate, non so se ci rivedremo”. Era stato trovato due giorni dopo nello stesso punto in cui è stato ritrovato Ahmed. “Troppe similitudini – le parole del padre al legale Marcello Stellin – le persone che hanno fatto male ad Ahmed potrebbero essere le stesse che hanno fatto male a Henry”.

La famiglia del 18enne morto lo scorso settembre pensa insomma che il giovane non si sia buttato giù dal ponte o che non l’abbia fatto di sua volontà. “Parliamo di un altro tipo di violenza – ha spiegato l’avvocato a Il Corriere della Sera – noi non ci siamo mai arresi, la procura non aveva disposto subito l’autopsia, l’abbiamo pretesa noi, e dall’esame del corpo emerge che non ci sono state violenze sul corpo di Henry, ma in questi mesi abbiamo indagato, abbiamo lavorato, a breve avremo gli elementi per chiedere la riapertura del caso”.

Da chiarire cosa possa significare quel “un altro tipo di violenza”. Il giorno del funerale di Henry un ragazzo venne addirittura allontanato dalla cerimonia in quanto ritenuto responsabile del malessere che aveva colpito il 18enne. Nessuna indagine per istigazione al suicidio e il caso venne chiuso piuttosto velocemente. “Da settembre a oggi abbiamo sentito tanti ragazzi e anche le loro famiglie, cosa abbiamo trovato? Tanta omertà, non attribuisco questo silenzio alla nazionalità, credo piuttosto che tra ragazzi ci sia un codice particolare, che conoscono solo loro”, insiste l’avvocato Stellin.

Tutto da scoprire e da intendere in cosa consista questo “codice”. Bullismo, violenze, faide tra ragazzi o cattive compagnie? Al momento non ci sono risposte. Il pm Andrea Girlando ha intanto aperto un fascicolo per istigazione al suicidio per la morte di Ahmed Joudier. Il fascicolo inizialmente era stato aperto per sequestro di persona. Il cambio di ipotesi di reato consentirà alla Procura di poter eseguire al più presto l’autopsia sul corpo del ragazzo.

Come la famiglia di Henry, neanche quella di Ahmed crede al suicidio. “Ahmed non si sarebbe mai ucciso. È stato spinto a farlo da qualcuno. Non avrebbe mai avuto il coraggio”, ha dichiarato la madre del 15enne, Latifa, a Repubblica. “Ho delle questioni in sospeso con alcune persone. So che morirò, o se non morirò avrò delle ferite gravi”, aveva detto il ragazzo in un messaggio vocale raccapricciante inviato all’ex fidanzata 17enne prima di uscire di casa e sparire nel nulla fino al ritrovamento. Sul caso indaga la Squadra mobile di Padova.

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Giornalista. Ha studiato Scienze della Comunicazione. Specializzazione in editoria. Scrive principalmente di cronaca, spettacoli e sport occasionalmente. Appassionato di televisione e teatro.