L’Africa occidentale ha visto anche in questo fine settimana un altro tentativo di colpo di stato, questa volta in Benin. Per alcune ore la situazione nella nazione affacciata sul Golfo di Guinea è apparsa fuori controllo con un gruppo di militari che hanno occupato la televisione nazionale annunciando le destituzione del presidente Patrice Talon. Contemporaneamente al messaggio alla nazione, questi ufficiali avevano attaccato il palazzo presidenziale ed il porto della città di Cotonou, che non è la capitale del Benin, ma è qui che risiede il governo. Otto uomini in uniforme mimetica, elmetto in testa e fucile a tracolla, hanno occupato lo studio televisivo della Tv di stato, definendosi la “Commissione militare per la rifondazione”.

I golpisti hanno giustificato la loro azione con il “continuo deterioramento della situazione della sicurezza nel nord del Benin”, regione colpita da attacchi jihadisti. Il tenente-colonnello Pascal Tigri era stato nominato presidente del comitato di transizione, ma sono bastate poche ore perché l’esercito rimasto fedele al presidente riprendesse il controllo della situazione. I militari beninesi sono stati supportati da un contingente nigeriano inviato dal presidente Bola Tinubu che ha subito appoggiato Patrice Talon nella difesa delle istituzioni del suo paese. In totale sembra che ci siano stati 15 arresti fra ufficiali e soldati semplici, tutti accusati di tradimento e disarmati quasi senza fare resistenza. Già nella stessa giornata il presidente del Benin era apparso in televisione per rassicurare la popolazione e ribadire che tutto era sotto controllo, sottolineando come lo stato avesse reagito ad un tentativo criminale di abbatterlo.

Ha poi voluto ringraziare la Nigeria che ha inviato i caccia dell’aeronautica militare per prendere il controllo dello spazio aereo per aiutare a scacciare i golpisti dalla televisione nazionale e da un campo militare dove si erano raggruppati. Il presidente del Benin aveva subito richiesto il supporto aereo nigeriano per “operazioni di sorveglianza e intervento rapido” e il dispiegamento di forze di terra per la protezione delle istituzioni costituzionali. Le strade di Cotonou sono ancora pattugliate dall’esercito che resterà per sette giorni, ma il pericolo sembra essere definitivamente rientrato. Ad aprile prossimo il Benin dovrebbe andare ad elezioni e Patrice Talon ha già raggiunto i due mandati presidenziali e non può ripresentarsi.

L’opposizione accusa l’attuale governo di reprimere ogni voce dissonante e di cercare di rinviare l’appuntamento elettorale per restare al potere il più a lungo possibile. Talon, detto il re del cotone, la più importante ricchezza del paese, è un milionario molto potente ed il suo clan ha occupato tutti i posti chiave nel governo beninese.

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Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi