Le polemiche dopo gli articoli del Corriere
Lista di proscrizione dei ‘filoputiniani’ d’Italia, il Copasir nega tutto: “Nessuna indagine su presunti influencer pro-Russia”
Ma da dove è sbucata fuori la lista di nomi di giornalisti, politici e opinionisti vari associati alla propaganda del Cremlino che il Corriere della Sera da domenica ha sparato in prima pagina? La ‘lista di proscrizione’ è stata attribuita dal quotidiano di via Solferino al Copasir, Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, che però oggi tramite il suo presidente, il senatore di Fratelli d’Italia Adolfo Urso, nega tutto.
Nessuna lista dei filoputiniani è stata stilata dal Copasir, dice Urso al mattino intervenendo su RaiNews 24: “La lista l’ho letta su giornale, io non la conoscevo prima”, assicura il senatore meloniano, che sul tema ricorda comunque l’esistenza di una indagine conoscitiva “per quanto riguarda la disinformazione e la propaganda che avviene anche, ma non solo, attraverso la rete cibernetica. E laddove lo riterremo opportuno, alla fine di questa indagine faremo una specifica relazione al Parlamento”.
Tesi confermata dal leghista Raffaele Volpi, già Presidente del Copasir ed ex Sottosegretario di Stato alla Difesa, secondo cui il comitato “non ha avuto, non ha visto né tantomeno redatto liste di nomi di influencer e opinionisti ascrivibili a vicinanze con la Russia”.
A fare ulteriore chiarezza è quindi una nota ufficiale del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, che assicura di “non aver mai condotto proprie indagini su presunti influencer e di aver ricevuto solo questa mattina un report specifico che per quanto ci riguarda, come sempre, resta classificato. Peraltro, il Comitato si attiene sempre scrupolosamente a quanto previsto dalla legge 124/2007: non e’ una commissione di inchiesta, ma organo di controllo e garanzia; non ha poteri di indagine, ma ottiene informazioni dagli organi preposti, nel corso di audizioni o sulla base di specifiche richieste, anche al fine di realizzare, ove lo ritenga, relazioni tematiche al Parlamento”.
Nell’elenco dei profili dei presunti filoputiniani pubblicato dal Corriere della Sera c’erano volti noti e non: tra i primi Vito Petrocelli, senatore espulso dal Movimento 5 Stelle ed ex presidente della Commissione Esteri del Senato, oltre a Alessandro Orsini, docente di Sociologia del terrorismo, spesso ospite di trasmissioni televisive e dibattiti politici.
Proprio quest’ultimo ha annunciato che farà causa per diffamazione al quotidiano dopo gli articoli a firma Fiorenza Sarzanini e Monica Guerzoni. Rivolgendosi al direttore Luciano Fontana, il professore di sociologia del terrorismo sottolinea che “chiunque legga il contenuto di questo articolo si rende conto immediatamente che la mia foto è stata inserita a caso, immotivatamente, senza alcun senso. Il Copasir ha indagato su di me e non ha trovato assolutamente niente. Caro Luciano Fontana, so che il suo desiderio è di vedermi dietro le sbarre, ma sarà frustrato. Nessuno mi arresterà ed io continuerò a parlare contro le politiche inumane del governo Draghi in Ucraina volte a sirianizzare quella guerra dietro richiesta della Casa Bianca”.
Altri presunti influencer del Cremlino sarebbero, sempre secondo il Corriere della Sera, Manlio Dinucci, 84enne geografo e scrittore promotore del comitato “No Guerra No Nato”. Con lui Maurizio Vezzosi, reporter freelance; Giorgio Bianchi, fotoreporter freelance; Alberto Fazolo, economista e pubblicista spesso ospite in tv.
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