Giuseppe Brindisi un po’ si difende e un po’ se la ride. Il giornalista conduttore di Zona Bianca, trasmissione di Rete4, ha replicato alle critiche incassate per la sua intervista-scoop (la prima a un media europeo) al ministro degli Esteri Sergej Lavrov. È stato accusato di aver concesso un comizio in diretta al titolare degli Esteri del Cremlino, di non aver ribattuto alle sue panzane, di non aver contraddetto a fake news e falsi storici. “Allora non hanno visto l’intervista – ha detto a Libero il giornalista – Primo: io l’ho interrotto. Secondo, chiunque lavori nel ramo sa quanto sia anti-televisivo un batti e ribatti in collegamento, col ritardo audio in ogni frase, con in più il filtro dell’interprete che deve tradurre ogni parola. Ma tu pensa se devo prendermi le critiche di giornalisti ‘embedded’ che condannano la censura russa e poi la chiedono da noi”.

Il giornalista Filippo Facci ha paragonato l’intervista a quelle di Oriana Fallaci, le celebri Interviste con la Storia, e attirato l’attenzione sulla “notizia” della conversazione in onda: ovvero che l’“operazione speciale” di “smilitarizzazione” e “denazificazione” lanciata dal presidente russo Vladimir Putin in Ucraina non finirà il 9 maggio come annunciato il mese scorso da intelligence occidentali.  Il direttore dell’informazione Mediaset Mauro Crippa ha definito “deliranti” le affermazioni di Lavrov che “confermano la mancanza di volontà da parte di Putin di arrivare a una soluzione diplomatica della guerra …” e difeso la scelta di ospitare le posizioni di chi ha innescato il conflitto in Ucraina.

“Sto pure cercando di intervistare Putin, se è per questo: se poi accetta che faccio, rifiuto?”, ha aggiunto Brindisi che ha anche spiegato come ci siano state due settimane di trattative per ottenere l’intervista, nessuna domanda concordata se non una lista degli argomenti, nessun taglio e nessuna intercessione di Berlusconi. Tutto questo nulla toglie alle enormità pronunciate da Lavrov che ha messo ancora una volta in dubbio il massacro di Bucha, agitato la minaccia ucraina alla Russia, rispolverato la vecchia fake news di Adolf Hitler ebreo come il presidente ucraino Volodymyr Zelensky scatenando un caso diplomatico con Israele.

Al Foglio Brindisi ha dichiarato come l’intervista abbia dimostrato “che al Cremlino c’è un antisemitismo radicato”. E ancora: “Trovo che queste polemiche siano stupidissime. Penso infatti che sia più interessante ascoltare i russi, specie quando sono così importanti come Lavrov, che imbastire ore di trasmissioni urlate con i personaggi della commedia dell’arte italiana. Bisogna farne di più di queste interviste, non di meno. E sfido chiunque a dire che sono putiniano. Io sto con l’Ucraina da sempre. Ma una cosa è la militanza, un’altra il giornalismo”. Ovvero: “in un’intervista non è interessante se Brindisi tira fuori le sue idee, ma se Brindisi tira fuori quelle di Lavrov”. Ha definito l’intervista come la dimostrazione dell’“anima nera del Cremlino”. Ancora Brindisi a Libero, su quel saluto tanto criticato in chiusura: “Mi rimproverano perché alla fine ho salutato il ministro con un formalismo qualsiasi, tipo ‘buon lavoro’, che vale come buongiorno o buonasera: e che dovevo dirgli, ‘vaffanculo’?”.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.