Cultura
Il Monolite di Paolo Itri alla rassegna d’autore “Praia, a mare con”
Storie di camorra, sangue e sofferenza: il magistrato cilentano Paolo Itri giovedì 12 agosto sarà protagonista della rassegna d’autore “Praia, a mare con…”, e presenterà il suo libro “Il Monolite”. La rassegna studiata per offrire a residenti e turisti un ampio ventaglio di “incontri ravvicinati” con i protagonisti del dibattito culturale nazionale, ha raggiunto, ormai, traguardi di pregio, dopo aver ospitato, dall’estate del 2007, ben 160 personalità del variegato panorama culturale nazionale.
Il Monolite, edito da Piemme nell’ottobre del 2019, è un viaggio lungo e doloroso all’interno di quel cancro chiamato Camorra, sono le storie di camorra raccontate attraverso gli occhi di un giudice antimafia, che ha fatto della lotta alla criminalità organizzata la sua missione. Il monolite ricostruisce decenni di affari criminali, omicidi, tradimenti e arresti: la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo, i Bardellino e i Nuvoletta, i temuti casalesi «Sandokan» Schiavone e Bidognetti, per arrivare ai clan feroci e misconosciuti di città ad alta densità mafiosa come Mondragone, Sant’Antimo o Giugliano.
Nonostante le faide e l’azione della magistratura, boss e affiliati «sembrano riprodursi come formiche», trovando sempre il modo di stringere e poi sciogliere nel sangue nuove e vecchie alleanze. Paolo Itri porta alla luce con sensibilità e passione, oltre che una punta di ironia, i drammi e le speranze tradite di una terra devastata dalla camorra, in cui la macchina della giustizia arranca, appesantita da contraddizioni e ipocrisie, ma anche, talvolta, da incomprensibili inefficienze e veleni interni. E tra le indagini di una carriera in prima linea spicca quella sul Rapido 904 del 1984, una strage che sembra anticipare la successiva strategia terroristica di Cosa Nostra, una prima “trattativa” a suon di bombe nella quale potrebbero aver avuto un ruolo anche esponenti della camorra e della banda della Magliana. «Dopo ventotto anni di magistratura, quest’opera nasce da un’esigenza interiore – spiega Itri – Rappresenta un grido di dolore e una denuncia delle inefficienze e dell’ipocrisia di fondo che gravano sulla macchina giudiziaria del nostro Paese». Poi il magistrato avverte il lettore che si appresta a leggere il suo romanzo: «Una sola cosa accomuna le storie che racconto: tutte grondano di sangue e sofferenza».
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