Il nodo Ronzulli, la fedelissima di Berlusconi fa incassare la sconfitta a Forza Italia e rischia di restare fuori dal Governo

Doveva essere un segnale, un avvertimento alla presidente del Consiglio in pectore Giorgia Meloni, si è rivelato un clamoroso colpo del KO. La strategia messa in atto da Forza Italia in questi giorni di trattative per le pedine da piazzare nei ministeri del prossimo governo a guida centrodestra, che han avuto la sua fase clou nel voto di oggi per la presidenza del Senato, si è rivelata una mossa azzardata.

A uscire con le ossa rotte dall’elezione sullo scranno più alto di Palazzo Madama di Ignazio La Russa, fedelissimo di Giorgia Meloni e tra i fondatori di Fratelli d’Italia, è Silvio Berlusconi e la sua Forza Italia. La scelta di non votare il ‘colonnello’ di FdI, con la risposta alla chiama della presidente pro-tempore Liliana Segre arrivata solamente dallo stesso Cav. e dall’ex presidente del Senato Elisabetta Casellati, si è rivelata basata su calcoli sbagliati.

Perché accanto al voto compatto delle truppe meloniane e della Lega di Matteo Salvini è arrivato anche il soccorso a sorpresa dell’opposizione, che nel segreto del voto con 17 senatori ha consentito a La Russa l’elezione con 116 voti, addirittura uno in più della maggioranza ottenuta dalle urne il 25 settembre.

Che la scelta di non votare fosse un messaggio alla maggioranza lo spiega chiaramente lo stesso Berlusconi, che parla del suo voto personale come di “un segnale di apertura e collaborazione”, evidenziando come dal gruppo parlamentare del partito era emerso “un forte disagio per i veti espressi in questi giorni in riferimento alla formazione del Governo” e auspicando che “questi veti vengano superati, dando il via ad una collaborazione leale ed efficace con le altre forze della maggioranza, per ridare rapidamente un governo al Paese”.

Eppure il sentimento all’interno dei senatori e deputati azzurri sembra diverso. “Quando si perde si impara, e oggi speriamo che chi di dovere abbia imparato qualcosa“, dice Anna Maria Bernini, la capogruppo di Forza Italia, parlando col collega senatore Alberto Zangrillo, in una conversazione ‘intercettata’ dal Foglio.

A dire chiaramente quale sarebbe il problema, indicando nomi e cognomi, è paradossalmente proprio Ignazio La Russa prima della sua elezione. “Quello che è successo è che Miccichè e la Ronzulli gli danno addosso, a Berlusconi, e lui purtroppo si fa portare. Ormai sulla Ronzulli, la Meloni non cede. A costo di non fare il governo, non torna indietro”.

Già, Licia Ronzulli. È proprio la fedelissima del Cavaliere, la donna che secondo gli “addetti ai lavori” occupa un ruolo da reggente di Forza Italia, l’oggetto delle polemiche sia all’interno degli azzurri che della coalizione.

Sul suo nome è nato lo scontro fortissimo tra Berlusconi e Giorgia Meloni: per l’ex premier Ronzulli deve avere a tutti i costi un ministero di peso, possibilità che vede la premier in pectore fortemente contraria. E le speranze, dopo quanto accaduto oggi a Palazzo Madama, sembrano sempre minori.

Dopo aver incassato la clamorosa sconfitta nella prova di forza con la maggioranza, un Berlusconi evidentemente deluso viene intercettato dal Corriere al Senato, dove ammette che la trattativa per la formazione del governo “è finita. Un esecutivo che non vedrà al suo interno la sua fedelissima, che da settimane reclama tramite il suo leader il ministero della Salute: “Nessun ministero alla Ronzulli – sono invece le parole di Berlusconi – e non va bene perché non si devono dare i veti”, mantiene il punto il leader di Forza Italia, costretto però ad ingoiare il rospo.

Eppure in Forza Italia resta una fetta di partito che tiene il punto, e la fedeltà al leader, nonostante l’evidenza di una strategia fallimentare tenuta nella partita del Senato. Basta infatti sentire le dichiarazioni di Giorgio Mulè, che rilancia ancora sui posti di governo per il partito parlando anche di attesa per un “riconoscimento per il nostro sacrificio sulle scelte delle Camere”, andate a Fratelli d’Italia, pur senza il voto degli azzurri, e alla Lega domani.

Proprio sul voto di domani alla Camera, la quarta votazione che dovrebbe essere decisiva visto il quorum abbassato alla maggioranza semplice, Mulè spiega che “Forza Italia si adeguerà alle indicazioni di Berlusconi”, mentre sull’esecutivo “non reclamiamo poltrone ma dignità politica”.