Il quorum del referendum batte per Gaza, ai pro-Pal la vigilia del voto. Renzi e Calenda tornano insieme contro Bibi

Il buongiorno si vede dal mattino. Ed erano ancora solo le 9.30 quando il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha tenuto alla Camera dei Deputati un’informativa urgente sulla situazione drammatica nella Striscia. Si parte con un coup de theatre: Tajani chiede un minuto di silenzio per le vittime palestinesi e israeliane. Certo, precisa il leader di Forza Italia, «parlo da amico di Israele», ma la sostanza è che bisogna porre fine all’escalation e ha ribadito per due volte che la soluzione è che ci siano due Stati. E proprio l’escalation sembra diventare la cifra della giornata. Perché le opposizioni fiutano l’aria e decidono di rilanciare.

La grande manifestazione alla vigilia del Referendum

Una “grande manifestazione” viene annunciata da una solenne conferenza stampa congiunta di Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli. L’ideona è quella di convocare l’oceanica adunata per il 7 giugno, vigilia del referendum. Parlare di Gaza per concludere con il voto al referendum della mattina dopo. C’è da scommetterci, da fare spoiler: diranno che un gesto importante va fatto subito e che, guarda caso, si può dare un segnale fortissimo con il voto, proprio l’indomani, sui cinque quesiti. Viene così messa a punto una piattaforma di condanna sic et simpliciter di Israele. Alla richiesta di chi vuole aggiungere la condanna dell’antisemitismo in tutte le sue (violente) forme, si risponde garbatamente di no: «Annacquerebbe».

Renzi e Calenda insieme a Milano per condannare Bibi

E allora, per non annacquare, ecco il distillato in purezza: «Una piattaforma chiara, inscritta nella mozione parlamentare che unitariamente abbiamo presentato in Parlamento. Facciamo appello a tutte e tutti coloro che sentono come insopportabile quello che sta succedendo: mobilitiamoci insieme per fermare il massacro e i crimini del governo Netanyahu a Gaza», dicono in coro i promotori: e al Pd, M5S e Avs si aggiunge anche Riccardo Magi. Non tutta +Europa, attenzione. Benedetto Della Vedova non sottoscrive affatto la piattaforma del 7. E a un certo punto diventa chiaro perché. Carlo Calenda e Matteo Renzi, parlandosi e mettendosi d’accordo – e già questa è una notizia non di poco conto – stabiliscono di tenere una manifestazione congiunta a Milano. Il giorno prima, 6 giugno. Sia Italia Viva che Azione chiedono di integrare la piattaforma con le richieste avanzate da Sinistra per Israele ed espresse per la prima volta da Emanuele Fiano sulle pagine del Riformista.

«Ci sembra che siano un giusto completamento a quelle presentate oggi da Pd M5S e AVS. Ci uniamo alla richiesta di integrare quei punti negli intenti della manifestazione del 7 giugno», dice Calenda. Richiesta respinta. E allora Azione e Italia Viva, insieme, manifesteranno a Milano. A quella aderisce anche Della Vedova di +Europa. Luigi Marattin prende le distanze da entrambi: «C’è un serio rischio di strumentalizzazione, direi. Lo dice non solo l’esperienza storica, ma anche il comportamento degli organizzatori (Pd, M5S e Avs), che negli ultimi tempi – proprio per dimostrare equidistanza- si sono presentati in Parlamento con la kefiah e la bandiera palestinese. Il partito Liberaldemocratico starà ben lontano da questo genere di iniziative». La Cgil si prepara a sfilare andando in piazza con la kefiah al collo. Poi tutti al voto, con buona pace delle regole che imporrebbero il silenzio elettorale.