Il tasso di povertà cresce del 45%, è dramma usura: “Un codice rosso per le vittime”

Il tasso di povertà è aumentato del 45%. Se tra il 2007 e il 2017 il numero di famiglie sovraindebitate in condizione irreversibile era passato da un milione e 273mila a quasi due milioni, le stime più attuali parlano di cinque/sei milioni di persone. Un dato che dà la misura della gravità e delle proporzioni del fenomeno. Un fenomeno di fronte al quale da più parti, nel mondo accademico e giudiziario, arriva la richiesta di nuove misure e riforme normative.

In particolare, si pensa a un Codice rosso per le vittime di usura che consenta di accelerare indagini e processi mettendo subito in sicurezza chi denuncia come accade da alcuni anni per le vittime di violenza di genere, e poi una riforma del Fondo antiusura sul modello del Fondo per le vittime di racket, affinché siano erogati finanziamenti a fondo perduto e non mutui da dover poi pagare, infine sostegno e tutoraggio per le imprese che denunciano allo scopo di impiegare i finanziamenti per una effettiva ripresa economica dell’attività. E inoltre la proposta di perseguire l’usura sul piano civilistico, lasciando al settore penale la violenza e le minacce estorsive che fanno da corollario ai debiti concessi a tassi sproporzionati. Di queste proposte si è discusso ieri al convegno promosso dall’università di Napoli e quelle del Molise e di Perugia, nell’ambito di un ciclo di incontri avviato sui temi di maggiore allarme sociale. Ieri, dunque, focus su sovraindebitamento e usura.

Il numero delle persone in crisi economica si è moltiplicato. «Parliamo di famiglie, di imprese, di microaziende, di consumatori – spiega Giacomo Di Gennaro, ordinario di Sociologia giuridica alla Federico II e componente del comitato scientifico che organizzato il ciclo di incontri –. Il ventaglio dei profili sociali è ampio e l’applicazione parziale del Codice della crisi è un elemento importante, il Parlamento dovrebbe accelerare l’implementazione normativa». «Un altro aspetto connesso al sovraindebitamento riguarda l’accesso, non consentito alle famiglie, alla legge 108 articolo 14», cioè ai mutui erogati dal Fondo. Per il senatore Franco Mirabelli, vice presidente della Commissione Antimafia, «occorre rivedere le normative che producono una difficoltà di accesso al credito a chi è in difficoltà finanziarie».

Di qui l’idea di una riforma del Fondo antiusura sul modello di quello antiestorsione: «In caso di estorsione il Fondo funziona e crea condizioni per ripartire, quello antiusura invece non garantisce gli stessi risultati. La differenza – spiega – sta nel fatto che il Fondo sulle estorsioni non prevede la restituzione dei soldi elargiti all’impresa che denuncia, quello antiusura invece eroga dei mutui che vanno poi restituiti e questa non è una situazione positiva. Si pensi che l’80% dei mutui erogati non vengono restituiti. Inoltre, i soldi erogati dal Fondo, essendo impiegati per pagare debiti e bollette, non diventano funzionali alla ripresa effettiva dell’impresa, per cui la quasi totalità delle imprese che accedono al Fondo antiusura non riprendono la loro attività economica».

Il colonnello della guardia di finanza Tommaso Luigi Solazzo introduce una proposta ulteriore: «L’osservatorio sull’usura potrebbe raccogliere dati per individuare le aree di maggiore rischio in modo da creare una mappa». Sarebbe il punto di partenza per iniziare a comprendere bene e a fondo le ragioni di un fenomeno che spesso resta sommerso, perché le vittime che denunciano sono una netta minoranza rispetto a quelle che effettivamente si trovano ad essere schiacciate dall’usura. Per Pasquale Troncone, docente di Diritto penale, la questione andrebbe affrontata anche sul piano giudiziario: «Si potrebbe abrogare l’usura come reato penale e far ricadere gli effetti distorsivi sul terreno civilistico. A quel punto, sul fronte penale, potrebbero entrare in scena due norme, la violenza privata e l’estorsione che scatta se si pretende di avere una somma di denaro illegittima».