Diego Armando Maradona non c’è più. Eppure continua a fare magie come tenere insieme gli estremi. Un esempio? Il governatore campano Vincenzo De Luca e il sindaco napoletano Luigi de Magistris, stavolta uniti non solo nella commemorazione ma anche nella… lezione. Già, perché – piaccia o meno – il fuoriclasse argentino lascia un’eredità importante innanzitutto ai pubblici amministratori: non bisogna «crogiolarsi nel vittimismo, ma usare la propria straordinaria energia per vincere». Prendiamo in prestito le parole di Claudio Botti, penalista di chiara fama e tra i fondatori dell’associazione culturale Te Diegum.
Quella dell’avvocato Botti, ieri nero su bianco sull’edizione napoletana di Repubblica, è una delle interpretazioni della parabola umana e sportiva di Maradona più positive ed efficaci. Fa capire che anche lo sconfitto può risorgere, a patto che scenda in campo sempre e comunque, anche quando le condizioni fisiche o il contesto ambientale non sono ideali. Il miglior Maradona, d’altra parte, è quello che ha risposto sul campo – dunque con i fatti – ad accuse, critiche e provocazioni. E allora eccolo, il miglior testamento morale di Maradona. E, nello stesso tempo, la sua lezione.
Una lezione che vale innanzitutto per i principali protagonisti della scena politica locale. Prendiamo De Luca.
Nel consueto videomessaggio del venerdì, il governatore ha puntato il dito prima contro il ministro Lucia Azzolina e il premier Conte, “rei” di aver ipotizzato la riapertura delle scuole a partire dal 9 dicembre; poi contro le altre Regioni, accusate di trasmettere al Ministero della Salute dati falsi sul livello di occupazione delle terapie intensive e sulla percentuale di persone positive al Covid; infine contro trasmissioni televisive che falsificherebbero i dati relativi alla Campania pur di fare audience. Insomma, la regione sarebbe vittima di «cialtroneria», «sciacallaggio», «politica politicante», «provocazioni», «aggressione politico-mediatica». Senza dimenticare la “scarsa attenzione” che il Governo riserverebbe alla Campania per quanto riguarda il riparto del fondo sanitario nazionale e l’invio di unità aggiuntive di personale per fronteggiare la pandemia.
L’atteggiamento di De Luca ricorda quello al quale de Magistris ha abituato i napoletani: la colpa degli insuccessi non è mai la propria, ma è sempre degli altri. Che si tratti del Nord razzista e sprezzante, del Governo incapace e indifferente, dei poteri forti e subdoli o del destino cinico e baro. Invece noi siamo dell’idea che il legittimo orgoglio identitario, se non accompagnato dal concreto impegno a migliorare e ad alzare progressivamente lo standard delle proprie performance, sia destinato a degenerare in arroganza, presunzione e, appunto, vittimismo. E questo, probabilmente, è uno dei pochi errori che Maradona non ha commesso, almeno per quanto riguarda la sua vita sportiva.
Quindi, se Diego ha compiuto la prima parte della magia, ora tocca a De Luca e a de Magistris completare l’opera: mettere da parte l’autocommiserazione e le contrapposizioni, unire le forze e delineare una strategia per ricostruire la Campania e Napoli a partire da oggi. Ieri, dopo essersi presentato come vittima delle angherie di mezza Italia, De Luca ha annunciato novità importanti per quanto riguarda l’edilizia sanitaria nel Napoletano. Ecco quello che serve: resilienza, ambizione e coraggio per vincere le partite che contano.
