Una carriera distrutta da un improbabile errore giudiziario. Protagonista di questa vicenda, che potrebbe costare caro per le casse dello Stato italiano, è la modella ungherese Greta Gila, 24enne già candidata miss Ungheria 2018, diventa miss Turismo lo stesso anno e tra le partecipanti a miss Universo in Cina.

Greta il 22 marzo del 2019 è finita inaspettatamente in carcere in Italia con una accusa pesante: spaccio internazionale di droga. La modella tre anni fa è rimasta per 74 giorni dietro le sbarre, racconta oggi Il Messaggero, ottenendo poi la scarcerazione col solo obbligo di firma in caserma. Dieci mesi dopo la fine dell’incubo, con l’archiviazione del caso il 16 dicembre.

La vicenda che la vede protagonista fa rabbrividire: la modella 24enne era in Italia solo di passaggio, con la meta finale in Estremo oriente, il Giappone dove è attesa da un servizio fotografico. All’aeroporto di Fiumicino viene fermata una sua conoscente che ha con sé della cocaina. Alle forze dell’ordine per discolparsi spiega che lo stupefacente è in realtà destinato proprio a Greta, in quel momento in hotel.

Accusa che basta a far arresta la modella, col blitz nell’albergo da parte di forze dell’ordine in borghese. Il dramma si materializza in poche ore: senza conoscere la lingua e capire cosa stesse accadendo, la modella ungherese viene prelevata dalla stanza e in poche ore finisce in cella.

In carcere resta 74 giorni, poi ne esce ma resta indagata per spaccio internazionale e con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. La carriera intanto precipita: salta il servizio fotografico, i contratti vengono stracciati dopo l’arresto.

La fine dell’incubo arriva soltanto dieci mesi dopo, quando l’indagine nei suoi confronti viene archiviata su richiesta della stessa procura di Civitavecchia. Il gip scrive infatti che nonostante “lunghe indagini espletate” vi è “infondatezza della notizia di reato”.

Oggi Greta, che sconta una carriera distrutta dal caso e con profonde ferite psicologiche, vuole giustizia per quanto subito. Per questo si è rivolta al penalista Massimiliano Scaringella, che aveva già dimostrato la sua innocenza, per ottenere dallo Stato un risarcimento da 100mila euro.

Una decisione sul caso arriverà il prossimo 22 febbraio dalla Corte d’Appello di Roma.

Redazione

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