Insulti a Gaia Tortora e manette per gli innocenti: fermate Travaglio, ha perso la testa

Gaia Tortora è una giornalista molto seria, estremamente sobria, attenta. La conosco soprattutto come conduttrice in Tv. Non cerca mai di stupirti, cerca solo di costringerti a stare alle cose, a rispettare i fatti. Personalmente la conosco molto poco, non so che tipo sia, professionalmente, è una delle migliori, anche se il suo stile è in controtendenza rispetto al gilettismo vincente.

Gaia Tortora è figlia di Enzo Tortora. Tra le sue doti c’è quella di non avere mai fatto per mestiere la figlia di Enzo Tortora. Preferisce essere Gaia e migliorare sempre le sue capacità di giornalista piuttosto che vendersi la memoria di famiglia.

L’altro giorno ha compiuto un atto che non assomiglia per niente all’immagine che ho di lei. Ha sbottato. Quando ha letto che Marco Travaglio sostiene che non c’è niente di male a mettere in prigione anche un po’ di innocenti, non ci ha visto più e ha fatto un tweet semplice semplice ma pieno di ragionevole ira: “mavaffanculo”.

Travaglio si è molto arrabbiato e le ha risposto citando diversi articoli del codice penale (che lui considera uno dei testi filosoficamente e culturalmente più alti della letteratura italiana) e spiegando che sono proprio le leggi del nostro Paese che impongono, giustamente, di mettere in prigione anche gli innocenti.

Allora è bene riprendere tutta la storia dall’inizio. Per due ragioni. Primo, per spiegare a Travaglio alcuni errori che commette per scarsa conoscenza del problema (e suggerirgli di abbandonare Davigo, come consigliere, e trovarne uno più preparato); secondo, per capire qual è la concezione politica di Travaglio, e il suo progetto di società futura, tenendo conto anche del fatto che in questi giorni, dopo le dimissioni di Di Maio, lui, di fatto, ha assunto in modo diretto la guida del Movimento Cinque Stelle.

La storia è questa. Il povero ministro Bonafede, quando una giornalista di RepubblicaAnnalisa Cuzzocrea – gli pone, assai gentilmente, durante la trasmissione “Otto e Mezzo”, una domanda sugli innocenti in prigione, risponde cadendo dalle nuvole: «Non ci sono innocenti in galera». La Cuzzocrea, sbalordita, gli fa notare che i dati ufficiali del ministero parlano di circa 1000 innocenti all’anno passati per la prigione. E lui – Bonafede – balbetta: «Ma questo è un altro discorso…». E poi cambia argomento e viene salvato dal gong.

Il giorno dopo qualcuno probabilmente lo avverte che ha fatto una figuraccia. E allora lui precisa: «Io mi riferivo alle persone assolte, e spiegavo che se una persona viene assolta, in Italia, poi non viene messa in prigione». Dimostrando in questo modo non solo una fede incrollabile nella propria ferrea logica surrealista, ma anche una scarsa conoscenza della Costituzione, che non prevede la necessità di essere assolti per essere considerati innocenti, ma anzi dichiara a chiare lettere che tutti noi siamo innocenti – o comunque non colpevoli – fino alla condanna definitiva. Caso chiuso, ragionevolmente, anche perché nessuno ha tanta voglia di fare polemiche con Bonafede che – questo è noto – sa qualcosa, forse, di matematica e di astrologia, ma non fategli mai domande sul diritto perché non è materia sua.

E invece Marco Travaglio, che anche lui non è che ne sappia molto di diritto, il giorno dopo è intervenuto a difesa del suo ministro, coraggiosamente, per spiegare che non c’è nulla di scandaloso se un presunto innocente è in carcere, e per farci sapere che esiste un solo vero errore giudiziario: quello che avviene quando si scarcerano dei colpevoli.

Non so se Bonafede l’ha presa bene, perché in realtà Travaglio non ha scritto che il suo ministro aveva ragione a dire che non ci sono innocenti in carcere, ma ha scritto che è una cosa buona e giusta che ci siano questi innocenti in carcere. Aiuta la società a essere più sana. So però come l’ha presa Gaia Tortora. Che ha giudicato esagerato e oltre i limiti del surrealismo l’amor di forca di Travaglio e si è lasciata andare ritorcendogli contro il grido di battaglia del suo M5S: “Vaffanculo”.

Ma la storia non finisce qui. Travaglio inizia – a quanto si sa – a tempestare la Tortora di sms nei quali l’accusa di essere ciuccia e le offre un corso di recupero. Per spiegare che cosa? Che quei 27mila ingiustamente detenuti che hanno ricevuto il risarcimento per ingiusta detenzione, erano in realtà giustamente detenuti perché su di loro pesavano gravi indizi, e perché c’era il rischio di fuga, di reiterazione del reato e di inquinamento delle prove.

Ovviamente non è vero. Purtroppo non disponiamo delle cifre ufficiali sulla ingiusta detenzione, perché i ministri della giustizia non si sono mai decisi a fornirle. Però le cose stanno così. Un numero molto grande di ex prigionieri assolti (pare che siano circa 75mila negli ultimi 25 anni) ha chiesto il risarcimento, ma solo 27mila l’hanno ottenuto. Agli altri è stato risposto che non ne hanno diritto, perché pur essendo loro sicuramente innocenti, hanno tenuto però, prima di essere arrestati, comportamenti di scarso livello etico e hanno frequentato persone di pessima reputazione, e in questo modo hanno indotto i Pm all’errore.

Per gli altri 27mila invece la magistratura ha accertato che proprio non c’era nessunissima ragione per arrestarli. Capito: nessunissima ragione, mancavano i presupposti. Siccome non esiste la responsabilità del Pm, il Pm che ha commesso l’errore non è tenuto in nessun modo a risponderne (e questo prevede la legge, e dunque, come dice Travaglio, va bene così. Come andava bene così anche quando la legge, che è sempre la legge, prevedeva che i bambini ebrei fossero buttati fuori dalle scuole, e non si capisce bene, se tutto era legale, perché poi si sono fatte tante storie co’ ‘sta storia del razzismo…), tuttavia l’ex carcerato, almeno in questo caso, ha diritto al risarcimento. E lo Stato, gli dice: scusa, la tua carcerazione è stata ingiusta. Dice così: ingiusta. E la parola “ingiusta” (breve ripetizione di italiano con l’aiuto di Zingarelli, è il contrario esatto della parola “giusta”.

Ora, per concludere, si pongono tre problemi. Il primo è questo: perché i Pm arrestano le persone pur non essendoci le condizioni di legge per arrestarle? La risposta è semplice: per farle confessare o per indurle ad accusarne altre. Questo – bisogna rendergliene atto – Davigo lo ha sempre ammesso. e non solo lui. Ma questo è massimamente illegale.

Secondo problema: come si può impedire questo scempio? In un solo modo: approvando una legge che dica che i presunti innocenti possono essere arrestati, prima della condanna, solo se sono pericolosi. Altrimenti si giudicano a piede libero. Si tratterebbe di fare un decreto “spazzaingiustizie”.

Terzo problema. Se Travaglio continuerà, quando scrive di diritto, a farsi ispirare da Davigo, sono guai. La cosa migliore è che si rivolga a un esperto. Ce ne sono tanti anche nel campo giustizialista. Persone preparate. Gustavo Zagrebelsky, per esempio, è uno che sa tutto di diritto e di Costituzione. Marco, lascia stare Davigo, che ti frega, citofona a Zagrebelsky