Ischia, dopo 5 anni la svolta: “Avrà il suo depuratore”

«Dopo cinque anni dallo stop alla realizzazione del depuratore sull’isola, a breve dovrebbero riprendere i lavori per completare un’opera fondamentale per l’isola e per l’ambiente». Il sindaco di Ischia, Enzo Ferrandino, ripercorre la storia del depuratore mai realizzato sull’isola verde e annuncia che la svolta è vicina. «I lavori iniziarono nel 2011, seguendo un progetto del 2000 che prevedeva un impianto depurativo all’avanguardia e in grado di purificare le acque fognarie del comune di Ischia e di quello confinante, Barano – spiega il sindaco – Nel 2015 gli addetti ai lavori trovarono dei reperti archeologici e scattò lo stop». Ci sono voluti cinque anni per tornare a sperare nella ripresa dei lavori che per un Comune che ospita circa 19.726 abitanti e per un’isola che è la terza in Italia per densità abitativa dopo la Sicilia e la Sardegna, sono di vitale importanza. «Ischia ha un depuratore, a San Pietro – fa sapere Ferrandino – ma non basta a soddisfare la quantità di reflui prodotti dagli abitanti dell’isola. Questo nuovo depuratore è fondamentale, anzi in futuro dovrebbero essere costruiti altri tre impianti simili».

Oggi l’opera è affidata al commissario straordinario per la depurazione delle acque Maurizio Giugni. «Insieme con il sindaco di Barano abbiamo promosso una serie di incontri con Giugni – aggiunge Ferrandino – Ora manca l’ok per il progetto di completamento, poiché il 60 per cento dei lavori è stato completato, bisogna intervenire sul restante 40». Nonostante la mancata realizzazione del depuratore, le acque di Ischia, meta di turisti da ogni parte del mondo, risultano non inquinate. «Per fortuna – racconta Ferrandino – tutte le analisi hanno confermato che il mare è pulito e la balneazione è assolutamente consentita. Il depuratore, però, ci darebbe una maggiore tranquillità ma soprattutto – continua – ci consentirebbe di avere un approccio più ecologico e rispettoso verso l’ambiente poiché l’acqua trattata potrebbe essere riutilizzata. Potremmo farla confluire all’interno di sistemi di irrigazione e questo rappresenterebbe un vantaggio». Ma come è possibile che un’isola che vive di turismo sia ancora priva di un moderno ed efficiente depuratore?

«Purtroppo i tempi della burocrazia sono infiniti – dice Ferrandino – con troppe procedure e troppo lente. Sono passati cinque anni quando potevamo risolvere tutto in pochissimo tempo e, se il governo non si decide a snellire le procedure, andrà sempre peggio. Non è possibile che ci siano voluti cinque anni per fare chiarezza sulla realizzazione di un’opera pubblica di questa portata». Dopo l’ok al progetto e l’inizio dei lavori dovranno passare due o tre anni perché la struttura possa entrare in funzione, nel frattempo l’isola verde continuerà a non avere un depuratore. E il problema delle acque reflue non riguarda solo Ischia, ma tutto il Paese.

L’Unione europea, nel 2018, ha condannato l’Italia a pagare una multa di 25 milioni di euro, più altri 30 ogni sei mesi di inadempienza. L’insufficienza dei sistemi di raccolta e trattamento è stata giudicata particolarmente grave per i danni che può provocare all’ambiente. Due anni fa, inoltre, la Corte di giustizia europea ha stabilito che l’Italia non ha attuato il diritto dell’Unione in materia di raccolta e trattamento delle acque reflue urbane. E non era la prima volta, visto che già nel 2012 all’Italia veniva imposto «di prendere le disposizioni necessarie per garantire che 109 agglomerati situati nel territorio fossero provvisti di reti fognarie per la raccolta delle acque reflue urbane e di sistemi di trattamento delle acque reflue urbane». In questi anni ne è passata di acqua (sporca) sotto i ponti, ora bisogna investire nei depuratori. A partire da Ischia.