Il non parlarne non è mai la soluzione giusta
La Florida scioglie i gruppi universitari pro-palestina, giusto l’ordine di DeSantis? No, la libertà è irrinunciabile altrimenti avranno vinto loro
Nel Sì&No del giorno del Riformista, spazio al dibattito sulle disposizioni del governatore della Florida in merito al conflitto in Israele. La Florida scioglie i gruppi universitari pro-palestina, giusto l’ordine di DeSantis? Le ragioni del “no” sostenute da Aldo Torchiaro. Quelle del “sì” da Andrea Ruggieri.
Di seguito l’intervento di Aldo Torchiaro
Nel Paese che ha inventato e brevettato il liberalismo, non si può neanche discutere del divieto di manifestare il proprio pensiero all’università. Gli Stati Uniti hanno una constituency, un Dna che non possono tradire. Stiamo parlando del Paese di Tomas Jefferson. Non so se ci capiamo: Jefferson. Che nella dichiarazione di indipendenza non solo fissò i termini sacrali della libertà individuale, di espressione e di manifestazione del pensiero, ma aggiunse di suo pugno che i principi ispiratori dell’essere americano sono la “vita, libertà e perseguimento della felicità”. Stiamo parlando della nazione della libertà, come la descriveva Alexis de Toqueville, e di quella che John Locke fece oggetto della “Lettera sulla Tolleranza”, il miglior trattato sulla pacifica coabitazione tra idee antitetiche che è al fondo dei princìpi del mondo libero; uno dei fondamentali delle democrazie occidentali. E stiamo parlando degli Stati Uniti, la patria di Walter Bloch. Chi è costui? Il più vivace, brillante, pirotecnico polemista americano che ha rifondato il pensiero libertario. Un economista che da quarant’anni a questa parte ha deciso di “Difendere l’indifendibile”, ovvero le figure, i comportamenti e le pratiche più discusse e considerate immorali.
In realtà, nei libri di Block “l’indifendibile” è la libertà degli esseri umani, considerata come valore assoluto anche quando porta a conseguenze che moralmente non approviamo. Con la provocazione dell’intelligenza, Block arriva a difendere e giustificare i comportamenti più riprovevoli sulla base della libera e consensuale scelta degli individui, un principio che invece tutti dicono di approvare: lo scrittore americano prende il principio di non aggressione – secondo cui è illegittima ogni aggressione contro una persona e la sua proprietà – e lo applica fino alle sue estreme conseguenze, per dimostrare che non esiste mai un motivo valido per limitare la libertà altrui. È in questo contesto – non proprio un vacuum, per dirla con Guterres – che la Florida dell’ambizioso governatore repubblicano Ron De Santis ha vietato alle università di scendere in piazza con i cartelli della Palestina. Tradendo una tradizione plurisecolare improntata alla tolleranza volteriana, alla massima libertà e al confronto rispettoso e plurale, la Florida si è messa alla testa di una nuova crociata diretta a tacitare le opinioni dell’uno (e dunque dell’altro): niente bandiere palestinesi, niente manifestazioni che possano scivolare dai diritti umani a Gaza al sostegno agli assassini di Hamas.
Gli assassini sono assassini e Hamas si è macchiata di barbarie indicibili, ripugnanti. Ma il non parlarne non è mai la soluzione giusta. Vietare la manifestazione del pensiero non è mai una dimostrazione di grande forza, di pacifica superiorità morale. Di cosa abbiamo paura, delle contestazioni? Delle risse? E quante ve ne furono ai tempi delle prolungate proteste contro il Vietnam? Mai ci furono divieti politici, mai ci fu il ricorso al lockdown democratico. Cosa avrebbe detto Jefferson di questa Florida plasmata da Torquemada? Cosa direbbe Walter Block dell’idea che una grande università finisce per comportarsi come una piccola setta, ammettendo una sola opinione, una sola fede? Sta di fatto che l’amministrazione repubblicana della Florida ha preso una decisione irrevocabile: arrivando anche a bandire il gruppo pro-palestinese dai campus, affermando che sostiene illegalmente i militanti di Hamas che hanno attaccato Israele all’inizio di questo mese. Mentre gli attacchi israeliani a Gaza si intensificano, alcuni studenti universitari hanno espresso solidarietà ai palestinesi, guadagnandosi la censura da parte di alcuni accademici e da parte di aziende e importanti donatori.
Ma la Florida è andata oltre, affermando che Studenti per la Giustizia in Palestina sostiene una “organizzazione terroristica”. Accuse tutte da provare. Ai nazisti venne assicurato un giusto processo a Norimberga, e i liberatori, tra cui in primis gli americani, tennero a garantire ai boia nazisti durante il processo una adeguata difesa, pagando loro gli avvocati necessari. Dobbiamo continuare a combattere la barbarie di Hamas in nome dei valori di libertà ai quali siamo legati indissolubilmente. Se vince la censura, se vincono le tenebre sulla luce, non sta vincendo il nostro sistema di valori ma paradossalmente il loro.
© Riproduzione riservata





