Fermare sostegno è "il miglior regalo" ad Hamas
La nube sui fondi alla Palestina, il “no” dell’Ue all’assedio totale su Gaza
Il presidente von der Leyen assicura: “Finanziamenti Ue mai ad Hamas o a qualsiasi entità terroristica”. La frenata sulla rappresaglia di Israele: legittimo difendersi, ma il diritto internazionale va rispettato
In Europa continua a tenere banco il nodo relativo alla revisione dei fondi a favore della Palestina dopo ore di caos e contraddizioni. Il sostegno umanitario non è affatto in discussione, mentre l’assistenza finanziaria finirà al centro delle analisi del caso per valutare un eventuale stop. Nella giornata di ieri Ursula von der Leyen è stata chiarissima: i finanziamenti dell’Ue «non sono mai andati e non andranno mai ad Hamas o a qualsiasi entità terroristica». Il presidente della Commissione europea, intervenuto in occasione del minuto di silenzio promosso dal collegio dei commissari Ue in onore delle vittime in Israele, non ha utilizzato mezzi termini ed è andato dritto al punto: ha parlato di «terrorismo», di un vero e proprio «atto di guerra».
Il ragionamento che continua a circolare negli ambienti europei è netto: il blitz di Hamas ha finito per incrementare le tensioni in un territorio già martoriato da troppo tempo. Ma soprattutto c’è la piena consapevolezza che Hamas non faccia bene alla causa palestinese. Da qui la necessità di trovare un punto di equilibrio per scongiurare soluzione avventate e istintive che potrebbero rivelarsi un dannoso boomerang. A tal proposito Josep Borrell, Alto rappresentante Ue per la Politica estera, ha affermato che interrompere il sostegno all’Autorità palestinese in questo momento sarebbe un «grande errore» in quanto rappresenterebbe «il miglior regalo» che si potrebbe fare ad Hamas. Per Borrell è indispensabile evitare di mettere a rischio gli interessi e la fondamentale partnership con il mondo arabo.
Un tassello cruciale a cui si affianca un ulteriore elemento: da parte di molti Paesi membri è arrivato il monito per cui il processo di revisione non dovrebbe assumere la fisionomia di una scusa per ritardare la cooperazione con l’Autorità palestinese. Sullo sfondo resta la consapevolezza che nel processo volto al raggiungimento della pace è imprescindibile coinvolgere anche i palestinesi, altrimenti – ha rimarcato l’Alto rappresentante Ue per la Politica estera – «questo ciclo di violenza scoppierà ancora». Va registrato inoltre il coro di circa 30 eletti del Parlamento europeo e di Parlamenti nazionali che hanno chiesto all’Ue di iscrivere i Guardiani della Rivoluzione dell’Iran nella lista nera delle organizzazioni terroriste.
Non c’è solo il tema della ricognizione dei fondi destinati a organizzazioni presenti nei territori palestinesi.
L’Unione europea si è detta contraria all’assedio totale della Striscia di Gaza in rappresaglia per l’attacco di Hamas: Israele ha il diritto di difendersi ma, fanno notare dall’Ue, il diritto internazionale va sempre rispettato. Fa da sfondo un botta e risposta via social tra Henry Breton ed Elon Musk. Il Commissario per il Mercato interno ha parlato di indicazioni secondo cui X/Twitter «viene utilizzato per diffondere contenuti illegali e disinformazione nell’Ue». Seccata la replica di Musk: «Per favore elenca le violazioni a cui alludi, in modo che il pubblico possa vederle. Grazie mille». Non solo: nelle prossime ore Meta dovrà fornire «una risposta tempestiva, precisa e completa» alle richieste di Bruxelles sulla disinformazione online.
© Riproduzione riservata






