Una cosa è certa: la sicurezza degli ebrei sarà presto messa a repentaglio
La nuova Grande Mela tra minareti e post-capitalismo: scordatevi borse e vestiti di lusso, contano solo i beni di prima necessità
Benvenuti nell’era dell’anti-innocenza: le mogli quadruplicano, nessuno crede alla favola del 7 ottobre, Ground zero è il livello di memoria collettiva sull’11/09 e dei poligami atterrati dal quadrumvirato delle suocere. La Birkin non vale nulla, le donne non escono più, le sfilate sono sostituite da spettacoli di danza del ventre. Il Chrysler è un minareto imponente il cui muezzin è addestrato da Spiderman e Blumenthal serve solo couscous. Nella nuova Manhattan nessuno legge più Capote, ma tutti sanno conversare a sangue freddo: “genocidio” è cool e chiude in attivo le conversazioni – è l’acme dell’oratoria post-moderna.
La seconda città più ebrea del pianeta ha dismesso l’arte del dubbio come della ricercatezza; l’Harper’s Bazaar cede all’era Mamdani: le donne si velano il capo e non è sicuro che alle prossime generazioni si insegnerà l’alfabeto… Sarà la storia a dire se si stia avverando il sogno di Bridget Jones: “vivere sotto una dittatura islamica, dove le donne sono tutte emarginate!” Londonstan come mal comune mezzo gaudio, e l’auspicio pare prendere corpo a New York, mentre corre voce che la signora Maisel abbia lasciato lo Stato… Ma no, tranquilli, divagazione letteraria! Il Waldorf è un condominio, il sindaco è musulmano, ma la Gramercy Tavern serve ancora il miglior pastrami, Vince Giordano swinga instancabile e Wicked è ancora in cartellone. Ma lo stereotipo è dietro l’angolo, accattivante e maliardo, a semplificare domande, diluire paure, dopare ogni critica.
Così, senza dare a questo giovane l’opportunità di fare un discorso d’insediamento, sono stati diffusi in rete dei video creati con l’AI., urina di cammello sulle strade ingombre di rifiuti e una Statua della Libertà velata in un contrappasso islamico di Gilead. Quanti pregiudizi…Ma no, il primo cittadino ha preso la parola, ha detto la sua sul conflitto israelo-palestinese, con dogmatica convinzione antisionista. Non era il discorso d’insediamento alla Casa Bianca, scongiurato dai suoi natali ugandesi, allora perché la politica estera? Non sarà che per racimolare i voti dei tassisti pakistani gli sia scivolato il buon senso dal fiume Hudson al mare dell’insofferenza verso gli ebrei?
Aspettiamo cosa farà Zoltar. Pardon, Zohran, il cui programma evoca come un lapsus compensativo quel vecchio film, Big…quando l’America era ancora Great. Magari gli immigrati che hanno sorretto quella grandezza continueranno a scrivere questa storia grande, nella Grande Mela, assieme a questo rapper eversivo, figlio dell’élite che condanna e che non disdegna uno scatto col figlio di Soros; il cielo sarà più blu e le nuvole disegneranno “Bentornato Marx!” – Marx non è mai stato a Manhattan, ma che fa? Quando mai l’americano medio è stato un’eccellenza in storia?
Quel che conta è che ci saranno trasporti gratis e prezzi calmierati per i beni di prima necessità! Solo che nel post-capitalismo la Birkin non sarà considerata una necessità…quindi le donne, che prima non potevano permettersela, grazie a Mamdani smetteranno di soffrire, perché non sarà più prodotta o sarà vietata. O tornerà la signora Maisel, per organizzare raduni clandestini di barzellette ebraiche, indossando sotto i kaftani borse di coccodrillo e rossetti di contrabbando. Basta che resti un ebreo a New York e tutto sarà di nuovo possibile. Anche il tramonto di quella che la mia amica Elisa chiama l’era di Sex and the Sciiti.
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