La pace si allontana, la guerra serve un po’ a tutti

Uno dei negoziatori ucraini ha detto che la pace si potrebbe fare in una decina di giorni. Continua la doccia scozzese. Un giorno sono i russi a sembrare pronti all’armistizio – ma poi bombardano – un giorno gli ucraini, ma poi smentiscono. Ieri a rasserenare gli animi è intervenuto anche il presidente francese Macron, che ha chiamato il suo paese alla armi. Ha chiesto ai francesi a prepararsi a una guerra ad alta intensità. Non so esattamente cosa intenda, ad occhio anche lui immagina, in qualche forma, la terza guerra mondiale.

Naturalmente ciascuno dei protagonisti di questa tragedia si esprime con un occhio al conflitto, e alla situazione internazionale, con l’altro occhio puntato sulla politica interna. In particolare, credo, Macron, che ormai è in campagna elettorale. I sondaggi gli sorridono e affrontare le urne in un clima di emergenza e di guerra certo potrebbe notevolmente favorirlo elettoralmente. In ogni caso, nonostante la parole del negoziatore di Kiev, il termometro politico oggi dice che la pace si allontana. L’impressione è che un po’ tutti pensino ad un modo per concludere le ostilità in modo dignitoso. Ma tutti, anche, non hanno nessuna intenzione di fare troppo presto. A Putin questa guerra serve, altrimenti non l’avrebbe scatenata. All’Occidente probabilmente non dispiace per una varietà di ragioni difficili da comprendere. Possono essere semplici ragioni militari, possono essere ragioni di politica e di prestigio, possono essere ragioni che riguardano la modifica dei rapporti di forza con la Cina e la Russia.

Di sicuro, da qualche tempo, l’emergenza è diventata una categoria della politica piuttosto gradita ai governi. Del resto, se guardiamo a quello che succede da questa parte del mondo, un po’ ci stupiamo. Wall Street gode di ottima salute. Anche il dollaro sta bene e stanno bene i Bund tedeschi. Diciamo che i mercati non sono angosciati.
Gli ucraini dicono che ci sono già stati 20 mila morti. Quasi 1000 al giorno. Se la guerra dovesse durare ancora solo due settimane ancora, ci sarebbero altri 14 mila morti. Possibile che esista una dimensione della politica nella quale 14 mila morti è considerata una quantità gestibile? Ecco, è su questi dati che, per quel che mi riguarda, tutte le mie convinzioni assolutamente pacifiste si rafforzano. Davvero ci servono un altro po’ di morti per trattare meglio coi russi? Secondo voi, se è vero, è una cosa tollerabile da una coscienza moderatamente sensibile?