L’invasione russa dell’Ucraina avanza nel sud e ad est, ma lentamente. “Progressione minima” assicuravano ieri i servizi britannici secondo i quali Mosca si sta impantanando e sta avendo molti più morti del previsto. In Georgia ha dispiegato altri soldati e mercenari mediorientali. Gli attacchi ai civili si moltiplicano. Kiev sostiene che esiste un margine possibile per negoziare, ma chiede che cessino gli attacchi per poter trattare. Il consigliere di Zelensky dice: “Possibile accordo in dieci giorni”.

Putin non ha formalmente chiuso i tre canali aperti finora – quello turco, quello francese e quello tedesco – ma ha intensificato i bombardamenti, li sta concentrando su obiettivi civili e sul centro delle città. Escalation anche della retorica e della propaganda da parte del Cremlino che nega i massacri di cui il mondo vede foto e filmati. A Mariupol, assediata da 14 giorni, si continuano a tirar fuori cadaveri dalle macerie del teatro, trasformato in rifugio, bombardato due giorni fa e Putin dice che sono stati gli ucraini a farlo saltare in aria. Biden lo ha definito ieri “un criminale di guerra”. Annunciata per oggi una telefonata tra la Casa Bianca e il presidente cinese Xi Jinping. Ieri il segretario di Stato americano Blinken ha detto: “Non credo Putin voglia fermarsi. Siamo preoccupati che la Cina fornisca aiuti”.

I tentativi diplomatici continuano. Due giorni dopo l’incontro di tre leader europei con Zelensky a Kiev, ieri il turco Erdogan ha proposto di nuovo a Putin un faccia a faccia con Zelensky ad Ankara. Nel frattempo il ministro degli esteri della Turchia, Mevlev Cavusoglu, era a Lepoli con il ministro degli esteri dell’Ucraina, Dmitro Kuleba. La Turchia continua a sostenere che ”ci sono speranze per un cessate il fuoco in tempi rapidi”. Frasi lasciate uscire dal Pentagono fanno supporre che stia crescendo il timore di un tentativo russo di attaccare la Moldavia, altra ex repubblica sovietica mai entrata nella Nato e considerato obiettivo militare piuttosto facile. L’ipotesi si estende anche alla Georgia, che ha combattuto contro i russi nel 2008. Fa da sponda a quest’allarme il commento del presidente francese Macron alla telefonata avuta con Putin sabato scorso: “Sconcertante l’assenza di sincerità di Putin, è determinato a continuare a bombardare”. Macron, in piena campagna elettorale per le elezioni presidenziali francesi di aprile ha usato ieri a Parigi queste parole: “La Francia deve potenziare il suo esercito per essere pronta a rispondere ad una guerra di alta intensità che può tornare sul nostro continente”.

Funzionari del Pentagono dicono che la questione fondamentale al momento è che Putin si convinca di non aver la forza di estendersi oltre e si decida a trattare sul serio una volta ottenuta una avanzata minima nel sud contando di poter mantenere occupato l’oriente del paese in cui si parla russo. Che debba cioè avanzare ancora un po’ nell’invasione prima di lasciar fare un passo alle trattative. Sembrano ritenere che l’epilogo più probabile sia che l’Ucraina venga smembrata, che Putin si tenga il sudest rinunciando a prendersela tutta. Fatto sta che i bombardamenti continuano invece ad estendersi verso ovest e più si avvicinano al confine e più probabile è che un missile cada in territorio Nato.