Una previsione sulla fine della guerra in Ucraina, iniziata lo scorso 24 febbraio con l’invasione russa disposta dal presidente Vladimir Putin, arriva da Oleksiy Arestovich, consigliere del capo di stato maggiore del presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

“Penso che entro maggio, inizio maggio, dovremmo avere un accordo di pace, forse molto prima, vedremo, sto parlando delle ultime date possibili”, ha detto Arestovich in un video pubblicato da diversi media ucraini, sottolineando che “i tempi esatti dipenderanno da quante risorse il Cremlino è disposto a impegnare per la campagna”. “Penso che entro l’inizio di maggio – ha detto – dovremmo avere un accordo di pace, forse molto prima, vedremo. Siamo a un bivio, ora: o ci sarà un accordo di pace molto rapidamente, entro una o due settimane, con il ritiro delle truppe e tutto il resto, o ci sarà un tentativo di mettere insieme alcuni siriani per un secondo ‘tentativo’ e, quando respingiamo anche loro, un accordo entro metà aprile o fine aprile”.

Infine, “uno scenario completamente folle potrebbe spingere la Russia ad inviare nuovi coscritti dopo un mese di addestramento”.

IL BOLLETTINO DI SANGUE – Una partita a scacchi che per il momento vede cadere migliaia di pedine civili abbattute soprattutto da bombe e missili. Dal 24 febbraio a oggi secondo le cifre, assai approssimative dell’Onu, sono 636 le vittime innocenti del conflitto in corso in Ucraina. Di queste 46 sono bambini e minori. I feriti almeno 1.125. Numeri al ribasso perché le Nazioni Unite non riescono ad entrare nelle principali città bersagliate dall’offensiva russa. Solo a Mariupol le autorità locali hanno denunciato la morte di ben almeno 2.357 civili, molti dei quali gettati in fosse comuni. Al massacro “collaterale” va aggiunto quello dei due contingenti (e relativi “mercenari” o “volontari”) che segnano migliaia di vittime a testa (oltre 12mila nell’esercito russo secondo i dati diffusi dall’Ucraina). A questi, tremendi, dati, si aggiungono quasi tre milioni di profughi.

IL PUNTO – Ventesimo giorno di guerra. Ventesimo giorno di bombe che uccidono vittime civili, donne, anziani e bambini che da tre settimane hanno perso pace e normalità. Vivono nel terrore quotidiano di morire da un momento all’altro: camminando per strada, nascondendosi nelle cantine dei palazzi, soccorrendo persone ferite. Un inferno umano accompagnato da trattative quotidiane tra Russia e Ucraina che per il momento non hanno fermato la scia di sangue e distruzione.

Intere città assediate, rase quasi al suolo, con viveri arrivati dopo lunghi giorni di attesa. Da Mariupol (da dove sono ad andare via una parte minima di civili) a Kharkiv, ad alcune zone nel Donbass dove i separatisti filorussi e l’esercito della Federazione si contrappongono a quello ucraino. Sempre più accerchiata anche la capitale Kiev dove le truppe di Mosca stanno intensificando sempre più gli attacchi che potrebbero vedere presto anche il coinvolgimento dei mercenari siriani, i “volontari” (così come li definisce la propaganda del Cremlino) mandati in Ucraina a morire per quella che è stata ribattezzata da Putin come “un’operazione speciale”.

Redazione

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