Non si può dire che perde tempo. Il nuovo premier britannico Keir Starmer ha già annunciato quella che sarà la prima misura dal suo governo: stop al Piano Ruanda. Il progetto per spedire nel paese africano i migranti arrivati irregolarmente sulle coste del Regno Unito. Il piano era stato concepito dai conservatori di Boris Johnson, poi proseguito con Liz Truss e infine dall’ormai ex primo ministro Rishi Sunak ma nella realtà non era mai del tutto partito per via degli ostacoli burocratici e delle sentenze contrarie delle corti britanniche ed europee. Starmer

La prima mossa del premier Starmer, cancellato il piano Ruanda

Ad annunciare l’atteso passo indietro sul provvedimento è stato Starmer stesso in una conferenza al termine del primo gabinetto di governo tenuto oggi. Il piano “era morto e sepolto prima ancora di iniziare. Non è mai stato dissuasivo, non sono pronto a continuare con misure artificiose”, ha detto il premier laburista, che pure si è detto proiettato a combattere l’immigrazione illegale per mantenere i confini sicuri, un tema trasversale in Gran Bretagna.

La politica estera di Starmer

Dopo la vittoria del Labour alle elezioni e l’incarico affidatogli da Re Carlo III, Starmer ha ricevuto gli auguri di tutti i leader internazionali, sentendo al telefono diversi di essi. A partire dal presidente americano Joe Biden e da quello ucraino Volodymyr Zelensky. Il premier britannico ha espresso la volontà a mantenere continuità sui dossier principali della politica estera. Primo su tutti il sostegno a Kiev nella guerra di difesa contro la Russia, un aiuto che “proseguirà” come prima. Già dalla prossima settimana sarà impegnato con il vertice della Nato a Washington. Prima però ha in programma le visite in tutte le nazioni del Regno Unito, Scozia, Galles e Irlanda del Nord, dove incontrerà i rispettivi primi ministri per “stabilire un modo di lavorare in tutto il Regno Unito che sarà diverso e migliore rispetto al modo di lavorare che abbiamo avuto negli ultimi anni e per riconoscere i contributi di tutte e quattro le nazioni”.