Nel “Si&No” del Riformista spazio alla decisione del presidente del Senato Ignazio La Russa che ha annunciato di querelare la trasmissione d’inchiesta Report, in onda sulla Rai e condotta da Sigfrido Ranucci, dopo un servizio andato in onda nei giorni scorsi. Favorevole alla querela il direttore del Riformista Andrea Ruggieri, secondo cui la “libertà di stampa non è libertà di macchiare reputazioni degli avversari”. Contrario invece il giornalista ed ex senatore Sandro Ruotolo, responsabile Informazione Pd. La querela “è un danno alla libertà d’informazione tutelata dalla nostra Costituzione“, il suo pensiero.

Qui il commento di Sandro Ruotolo:

Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, annuncia querele per diffamazione aggravata in relazione alle anticipazioni della puntata di Report. “In attesa di vedere e valutare attentamente la puntata di Report che andrà in onda questa sera su Rai3, il Presidente del Senato Ignazio La Russa ha dato mandato ai suoi legali di presentare querele per diffamazione aggravata nei confronti di giornali e media che hanno pubblicato e diffuso stralci di accuse inverosimili e senza aver compiuto alcuna doverosa verifica. Stralci di accuse fornite loro dalla stessa trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci”, si leggeva in una nota del portavoce del presidente del Senato Ignazio La Russa datata 8 ottobre. La stessa sera è andata in onda la puntata che ha fatto infuriare il Presidente del Senato. Certamente anche il giornalismo, il giornalismo d’inchiesta, è soggetto alla legge e quindi chi sbaglia paga. Se una persona si sente diffamata, si rivolge a un magistrato che verificherà l’eventuale reato. Dirà se il giornalista ha risposto al dovere di informare correttamente o se invece ha commesso il reato di diffamazione, insomma sarà il magistrato a dire chi ha torto e chi ha ragione, ma nel caso del presidente del Senato, Ignazio La Russa – Report c’è un vizio di fondo, cioè il presidente La Russa non aveva ancora visto la puntata di Report nella quale si parlava di lui e già aveva minacciato la querela. Questa si chiama intimidazione. È il tentativo di mettere a tacere un’inchiesta giornalistica con grave danno alla libertà d’informazione tutelata dalla nostra Costituzione.

Il giornalista ha il dovere di informare correttamente e l’opinione pubblica ha il diritto di essere informata. Il caso La Russa non rientra nel dovere di informare i cittadini e le cittadine? Secondo me, si. Il presidente La Russa rappresenta la seconda carica istituzionale e quindi deve mettere in conto i riflettori accesi su di lui. Ritengo inoltre che il presidente del Senato abbia sbagliato a minacciare la querela. La sua più che una legittima difesa è stata un’intimidazione non riuscita perché l’inchiesta è andata regolarmente in onda. Vorrei sottolineare la gravità della minaccia di querela perché non solo è un’intimidazione nei confronti della redazione di Report Rai Tre ma, provenendo dalla seconda carica istituzionale del Paese, assume una valenza generale, di avvertimento rivolto a tutti i cronisti e a quelle testate che volessero riprendere l’inchiesta sul presidente La Russa.

Bene ha fatto la redazione di Report a tenere il punto, premiata dal pubblico che ha visto ieri la puntata. Se i fatti raccontati sono di interesse pubblico vanno raccontati. I giornalisti devono sempre dare le notizie. Se ci sono ipotesi di reato sarà solo il giudice ad esprimersi. E ancora, vorrei sottolineare la decisione del presidente La Russa di non accettare il contraddittorio con il giornalista autore dell’inchiesta e di essersi auto intervistato con le domande di Report lette dal suo portavoce. Non siamo mica nel Paese delle banane. Da presidente del Senato potrebbe invece mettere in calendario nei lavori dell’aula la legge sulle liti temerarie che sono un modo per censurare i giornalisti. Infine, vorrei aggiungere che il Partito Democratico aderirebbe e supporterebbe la causa, nel caso in cui ci fosse una manifestazione per la libertà di stampa e di informazione. Noi siamo sempre dalla parte giusta, dalla parte dei giornalisti che fanno il loro dovere e cioè a difesa dell’articolo 21. C’è una parte della politica che pensa che l’informazione debba servire i governanti, invece io, noi, pensiamo che debba servire i governati cioè l’opinione pubblica e non il Palazzo.

Sandro Ruotolo (Responsabile Informazione Pd)

Autore