La strage di Halloween di Seul, il racconto di Giorgia: “Segnalato il caos ma per la polizia era tutto ok”

Ci dispiace di non avervi protetto“, “Ci dispiace di non avervi aiutato“. Sono questi i messaggi che si susseguono da giorni sull’altare commemorativo di Itaewon, in Corea del Sud, popolare quartiere della nightlife di Seul, noto per la tragedia della notte di Halloween, dove almeno 157 giovani – la maggior parte under 25 – hanno perso la vita schiacciati nella calca. Una disastro, annunciato, che – molto probabilmente – avrebbe potuto essere evitato. Man mano che il quadro di ciò che è accaduto diventa più chiaro, infatti, un numero sempre più crescente di coreani sta esprimendo dolore e senso di colpa per l’incapacità della società di proteggere le vittime.

Mentre inizialmente si puntava il dito contro i giovani, accusati di non aver compreso il pericolo o – notizia poi smentita – di aver fatto uso di droghe e alcol e aver provocato l’incidente, sono ora le istituzioni a fare mea culpa, in primis il sindaco di Seul, Oh Se-hoon e il capo della polizia nazionale Yoon Hee-keun che, insieme al ministro dell’Interno Lee Sang Min, si sono scusati pubblicamente per il disastro. Soprattutto perché, dalle trascrizioni delle chiamate di emergenza rilasciate dalla polizia, è certo che si sarebbe potuto fare di più.

Abbiamo denunciato il problema ma nessuno ci ha ascoltati“, è la testimonianza di due ragazzi, presenti la sera del 30 ottobre nel quartiere della movida di Seul, riportata sul The Korea Herald. Le chiamate per segnalare il numero crescente di persone a Itaewon sono iniziate ore prima dell’incidente. Moltissimi giovani hanno contattato il centralino del 112 (il numero delle emergenze della polizia sudcoreana) già intorno alle 18, quattro ore prima del disastro, riferendo che circolare nel quartiere era praticamente impossibile e chiedendo l’intervento delle forze dell’ordine.

Un intervento che – spiega al Riformista Giorgia Alfonso, che vive e lavora a Seul da anni – è stato fatto. Una volante della polizia, infatti, si sarebbe recata sul luogo qualche ora prima dell’incidente, senza però prendere particolari provvedimenti. “Una tragedia che si sarebbe potuta evitare“, è il suo commento. Lo stesso che nelle ultime ore rimbalza sui principali siti e quotidiani sudcoreani. Soprattutto perché le misure preventive sono state davvero carenti.

Secondo i dati raccolti dagli investigatori, sarebbero giunte a Itaewon per celebrare Halloween (il primo senza restrizioni per il Covid) più di 130mila persone, ma solo 137 poliziotti sono stati dispiegati sul sito. Un numero davvero esiguo se paragonato alla mobilitazione – nelle stesse ore – di oltre 4mila agenti di polizia, stanziati in altri quartieri di Seul come Gwanghwamun e Samgakji.

Dell’incidente di Halloween – il più mortale per la Corea del Sud dal naufragio del Sewol, il traghetto che affondò a largo delle isole Maenggol, Seogeocha e Tongocha provocando la morte di 306 persone – rimangono ora le scuse di una generazione, quella che (almeno all’inizio) ha addossato alle vittime la colpa dell’incidente, la stessa generazione che non ha saputo prendersi cura dei propri giovani.